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La Traversée de la Seine: remare sotto la Tour Eiffel

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La Traversée de la Seine: remare sotto la Tour Eiffel

Dopo l’esperienza Vogalonga a Venezia di un anno fa (la racconto qui) e la Wiener Achter, gara sul Danubio a Vienna (qui), mi è venuto voglia di remare su tutti i fiumi possibili. Essere col sedere nell’acqua e guardare scorrere intorno alberi, arbusti, uccelli di varie specie, luce che cambia e si riflette su acqua e finestre, argini, case, tetti, balconi, strade è un’emozione intensa. Un po’ per la bellezza dei fiumi, la potenza silenziosa e calma dell’acqua; un po’ perché remare, come camminare o andare in bici ha quella velocità naturale, lenta, appropriata che permette di contemplare.

Così sono andata a fare la Traversée de Paris et des Hauts-de-Seine: 26 chilometri dal Bois de Boulogne all’Île de la Cité e all’Île Saint-Louis, intorno alle isole si gira e si torna indietro.

Il gusto dell’impresa

Dall’Armida siamo partiti in 50 sfidando ogni presagio astrale che diceva rimanete a casa. Prima è caduta la frana sulla ferrovia, poi c’è stato sciopero degli aerei, poi una complessa girandola di costruzione di equipaggi su auto-furgoncini a noleggio; poi, una volta là, si è rotta una metropolitana, una batteria di un’auto è rimasta a terra, i voli hanno continuato a essere complessi per qualcuno ma ce l’abbiamo fatta.

Si parte presto, all’alba, e più di duecento barche messe in acqua con l’aiuto di efficientissimi volontari e volontarie partono alla scoperta della città. Non è una gara ma bisogna finire entro le 11 perché poi riparte il traffico fluviale.

L’organizzazione è perfetta in tutto: dallo spazio ai servizi, dalla paella post-traversata alle info durante. Vedere sorgere il sole dietro la tour Eiffel e poi la gare d’Orsay, Notre Dame che scorrono intorno, attraversare 31 ponti (che diventano 62), ferro e cemento e arcate mentre la luce scalda il colore dei palazzi e il riverbero dell’acqua accarezza occhi e orecchie è un’esperienza bellissima.

Merci

Fra le cose che mi porto nel cuore la luce rosata dell’alba, la ranocchia che è saltata nella nostra barca e che ha fatto un pezzo di fiume con noi (per poi essere rilasciata in acqua), il cielo terso e lontano con le nuvolette bianche, il senso di spazio e libertà che la città infonde in ogni angolo.

E po’ c’è Parigi, straordinaria, bellissima sempre.

Grazie Armida. Grazie Presidente. Grazie sempre mitica Betta. Grazie compagni e compagne di equipaggio. Grazie Mario. Au revoir!