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Fermarsi a contemplare le macerie del cuore

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Fermarsi a contemplare le macerie del cuore

Ma come ho fatto a stare con quella persona lì? Alzi la mano chi non l’ha mai pensato. Quando una storia d’amore finisce ci sentiamo a pezzi. Ma succede anche con le amicizie, con le delusioni forti. A volte sembra proprio di sentire che quel benessere che ci faceva sentire bene, compatte, solidi, lasci il posto a fratture e lividi e crepe. Tutti i pezzi fanno male ma il cuore è proprio ridotto in macerie e poltiglie di sogni masticati e sputati.

Quel dolore è così forte che pare insostenibile. E allora cosa facciamo? Ci buttiamo in qualcosa che sembri anestetizzarci. Lavoro, iperlavoro, attività, sport, cibo o alcool, altre storie. Tutto all’eccesso, pur di non sentire. E così, non entrando in contatto con quel dolore, non contempliamo le macerie, non ammiriamo le crepe ma soprattutto non ci prendiamo cura dei frammenti. Al limite un kintsugi frettoloso che va tanto di moda, colla e oro su brandelli e stracci.

E quando incontriamo qualcuno che sembra toglierci da quel lutto senza il morto o la morta ci buttiamo a capofitto illudendoci che tutto tornerà compatto e liscio come prima o meglio di prima. Ma quelle macerie non trattate con cura e amorevolezza avranno spigoli e angoli taglienti e parti che si sbriciolano e continueranno a farsi sentire. Ma moltiplicate per due perché siamo in due. Fino a una nuova rottura.

E allora cosa fare? Fermarsi alla fine di una storia ma anche di un progetto che fallisce e contemplare le macerie, stare con lo spiacevole, respirarci vicino, dentro, intorno, accarezzare quei brandelli ruvidi, nutrirli con gentilezza e pazienza e solo quando avremo fatto amicizia col dolore, senza crogiolarci nel suo bozzolo, e preso coscienza dei nostri pezzi imperfetti ma unici, aprirci a una nuova storia. Per la legge delle risonanze dovremmo attirare un’altra persona che ha contemplato le sue macerie e i suoi brandelli e cominciare da lì, consci dei nostri limiti e delle nostre fragilità ma disposti a illuminarli con il fuoco paziente della cura, della gentilezza amorevole e della compassione.

 

 

Foto di Jackson Simmer su Unsplash