Immergersi nel Natale invece di evitarlo per viverlo meglio
Oggi comincia dicembre, il mese di Natale, feste e fine dell’anno. Per me, come per molte persone, è un momento di bilancio, non sempre felice che si vorrebbe far passare veloce. Anzi no che poi arriva il temibile gennaio. Due anni fa ho scritto dell’allegra mestizia o della triste allegrizia e come farci pace.
A dicembre le giornate sono corte, a volte scure, si sente l’atmosfera natalizia incombere: luccichii, canzoncine, gente nervosa che compra cose inutili. Ma il vero problema è la malinconia: a Natale sentiamo di più cosa e soprattutto chi non c’è più, c’è più mancanza che pienezza, il confronto con altri Natali e altri tempi e l’umore barcolla.
Quest’anno ho la soluzione. A fine novembre ho passato qualche giorno in Alsazia perché mi regalo, se possibile, un viaggio più che un oggetto per il mio compleanno. Lì Natale è sentitissimo, così, dopo una prima oretta di fastidio da mercatini, orsetti, fiocchetti e lucine, qualcosa ha fatto clic.
Era tutto così immerso nell’atmosfera natalizia che non ho potuto non farmi contagiare: vin chaud, bretzel, casette di legno, slitte, vischio, giostrine. Tutto curato nel minimo dettaglio. Tutto vissuto con amore. Sentito, Così vero che, dopo la prima impressione di leziosità, lo spirito della festa è entrato in me: ho pranzato davanti a camini con alberi enormi addobbati, ascoltato canzoni, scaldato le mani con il vin chaud, annusato dolci pieni di zenzero e cannella, fotografato case a graticcio con stelline, renne e fiocchi di neve, acceso candele, spalancato gli occhi al ritmo delle luci intermittenti.
E adesso che sono qui e la festa comincia a farsi sentire, sono tranquilla, come se questa immersione potente e inevitabile mi avesse predisposta a viverla al meglio, è stato quasi un shock ma ora tutto scorre come deve. A volte, evitare è peggio. Buone Feste. Buon dicembre.