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Maschi, parole, emozioni. Cosa possiamo fare per il 25 novembre

Foto di Cat Han su Unsplash

Maschi, parole, emozioni. Cosa possiamo fare per il 25 novembre

Giulia Cecchettin, 22 anni, è stata uccisa. Filippo Turetta, l’ex fidanzato, non si trova.

Siamo state e stati una settimana col fiato sospeso: da una parte il timore, che di ora in ora diventava certezza, dell’ennesimo femminicidio; dall’altra la speranza che lui la riportasse a casa, che lei si laureasse giovedì scorso, che fosse una fuga romantica. Colpa anche dei giornali che ci hanno mostrato la foto di loro 2 abbracciati.

Non so cosa si possa fare perché non succeda più però so cosa vorrei:

 

 

1 Maschi che si confrontano

uomini che ne parlano, maschi che prendono il giro altri maschi quando esercitano mascolinità tossica magari senza neanche accorgersene, uomini che fanno notare ad altri uomini ma anche alle donne quando una battuta o un atteggiamento è sessista o patriarcale.

 

 

2 Parole appropriate per raccontare

Non vorrei vedere le foto di vittima e carnefice insieme, sentire parlare di “bravo ragazzo”, “gelosia buona”, “raptus”, “angelo”. Noi che raccontiamo abbiamo molta responsabilità.

 

 

3 Emozioni che si riconoscono

Vorrei che fossimo più educate ed educati a riconoscere emozioni e sentimenti. La gelosia è qualcosa che abbiamo provato tutte e tutti. A volte è una fitta dolorosa, una lama gelata nel petto o un fuoco che incendia occhi e mani. Scatena rabbia che è un’emozione primaria, come la paura (di perdere qualcuno e la narrazione che abbiamo di noi).

Proprio come la paura e la rabbia, non si può non provare o reprimere. Provate a dire a una persona che ha paura di volare di non averla, si arrabbierà solo e la paura non passerà, anzi.

Le emozioni non si possono non provare. Non sono interruttori. Però si possono riconoscere. E dopo averle riconosciute, anche se è difficile perché si presentano sempre impastoiate con sensazioni e pensieri che le riconfermano, si possono non agire.

Ciao rabbia, sei tu? Eccoti. Che fatica. Provo a stare con te. Spaccherei tutto, è vero, ma posso non farlo. O almeno contare fino a 100. Probabile che verso l’82, 83 la forza distruttiva sia già diminuita.

Le emozioni possono accogliere, anche quando non ci piacciono e starci insieme, facendoci aiutare da professioniste/i dell’ascolto, della psiche, da amici e amiche, da sport, da passeggiate nella natura, nuotate, vogate, corse, arte, qualsiasi cosa che ci faccia capire che quel dolore, come tutto, passerà. Si tratta solo di attraversarlo, anche se è faticoso. Questo è crescere, diventare persone adulte e capaci di stare con quello che accade e non decidiamo, questo è vivere. Non uccidere.

Foto di Cat Han su Unsplash