Come mi sono diplomata in Accademia e altri corsi
Accumulare corsi
Chissà come si chiamano le persone che, come me, hanno un particolare disturbo da accumulo? Non riesco a smettere di frequentare corsi. Tutto sarebbe, forse, abbastanza normale se accumulassi corsi amatoriali e poco impegnativi, magari una o due volte la settimana per un annetto, cose così.
Invece no, a me piacciono i master universitari, sono arrivata al terzo, i dottorati (quello solo uno, grazie), corsi professionalizzanti di vario genere dall’Istituto per la Formazione al Giornalismo a Urbino tanti anni fa ai tre anni di corso Associazione Italiana Sommelier a quello di cucina professionale all’Associazione Cuochi di Torino per non parlare dei corsi di lingue, vuoi non frequentare il Goethe o fare corsi di inglese o francese in estate? E perché non cominciare il portoghese mentre sei ospite di un amico in Brasile 2 settimane? E lo yoga, perché non fare dei begli intensivi di un mese per volta?
Insomma senza studiare non ci so stare. Eppure non sono mai stata secchiona. Al liceo mi sono sempre barcamenata con fatica (prendendomi anche un latino e greco a settembre) e l’Università è passata senza troppi entusiasmi.
Ma poi, che voglia folle si studiare, magari avendo anche la scusa di viaggiare un po’: il master in Mediazione Culturale e Religiosa a Roma, in Mindfulness alla Sapienza e ora in Drammaturgia e Sceneggiatura all’Accademia Silvio D’Amico, sempre a Roma.
Dei corsi mi piace, oltre a mettermi in gioco, la classe. Adoro le classi di persone che hanno metà dei miei anni ormai. Amo le visioni del mondo diverse dalla mia.
Cosa è successo
È andata così: la pandemia stava finendo, era autunno 2021. Cercavo un corso di scrittura. Sono finita nel sito dell’Accademia e ho pensato “Non mi prenderanno mai”. E invece, titoli, colloquio, boh, mi hanno presa.
Pensavo durasse 1 o 2 weekend al mese e invece mi sono ritrovata a fare lezione dal martedì al sabato mattino e pomeriggio ma la cosa più impegnativa sono state le 1000 cose da scrivere in contemporanea: un radiodramma, una scena di addio, un dialogo di capodanno, persino un lipogramma; e poi le cose collettive: un adattamento di Breaking Bad, una serie tv con una medium stronza, un film con il viaggio dell’eroe, un vitello da salvare in una famiglia turca, compiti di ogni genere. Aiuto!
Lavorando ma potendo seguire da Torino perché la pandemia ci ha regalato questa possibilità, ho finito tutti i corsi, fatto lo stage (non dimentichiamo lo stage!!! prezioso e arricchente con il BTT) e poi la tesi: un testo originale per il teatro o il cinema.
Sono partita con un’idea, mi sono incagliata. Volevo smettere tutto. Ho lasciato passare del tempo. Tutto è ripartito. Doveva essere un monologo sugli animali. Solo che poi mi sono venuti a trovare a gruppi, e allora ecco una storia di animali, ecologia e impegno con tanti personaggi. Senza limiti. A tagliare le ali alla fantasia e pensare ai costi c’è sempre tempo.
Mi sono divertita, ho sofferto, ho scritto, riscritto, buttato, cambiato rotta, scritto, letto, scavato, riscritto. Grazie alla relatrice più adatta a me che potessi trovare, che mi ha aiutata a trovare la mia voce. Un viaggio bellissimo.
E la scorsa settimana ho discusso dei miei animali, serena e felice.
E ora?
Quale sarà il prossimo master? Forse uno sulle persone che hanno il problema dell’accumulo seriale di corsi. No, ora devo studiare per diventare Sommelier del tè, poi chissà.