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Tè della domenica pomeriggio 9: Puerh Shu

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Tè della domenica pomeriggio 9: Puerh Shu

È il momento della fermentazione: kimchi, kombucha, kefir. Batteri e lieviti che lavorano per il benessere dell’intestino e il piacere del palato. Oggi parliamo di tè fermentati: i Puerh.

Sono bellissimi. Si conservano in “cakes”, torte rotonde, piccole come monete ma anche grandi come forme di formaggio. I tè scuri sono ossidati e fermentati. Hanno una lunga storia: venivamo prodotti già nel X secolo nello Yunnan, in Cina, in particolare nella città di Puerh per essere trasportati In Tibet o Mongolia in cambio di cavalli e  merci.

La base di partenza è un tè verde detto Maocha. Ne esistono due tipologie: il crudo viene fatto invecchiare e fermentare per 5/10 anni per poi conservarsi decenni; il cotto accelera il processo di fermentazione, vista la crescente domanda, bagnando il tè verde di base con acqua e riducendo di settimane o mesi il processo che durerebbe anni.

Questo di oggi, dopo una giornata di quasi primavera ma nuvolosa, con qualcosa di capriccioso nell’aria è un Puerh Shu, cotto, di Seta a Torino.

Il liquore è rosso scuro brillante, luminoso, in bocca è morbido, avvolgente, elegante e ha l’aroma di una giornata nel bosco, fra profumi di legni e funghi. Si possono fare più infusioni in acqua bollente per 2 minuti e godere delle sfumature cangianti in tazza e in bocca.

Bevuto ascoltando Ravel: string quarter in F major, M.35, allegro moderato, très doux, proprio come il tè.