Top

Il posto più bello di Torino è il fiume, chi rema lo sa

ottosulPo

Il posto più bello di Torino è il fiume, chi rema lo sa

Il luogo più bello di Torino è il fiume. Certo, ci sono l’architettura barocca, Juvarra, la Mole, i musei, la cupola di San Lorenzo, le piazze, i portici ma… il posto più bello è il Po. E no, camminare o correre o andare in bici o bere l’aperitivo sugli argini sono attività meravigliose ma remare è un’altra cosa. È la stessa differenza che c’è fra guardare le onde del mare o immergersi.

Quando remo

Mi stacco dal pontile e in quella spinta verso il largo lascio tutto: lavoro, telefono, preoccupazioni, cosa succederà dopo. Come quando salgo sul tappetino per praticare yoga o sul cuscino per meditare e lascio fuori il prima e il dopo, l’ego e l’orologio.

Quando remo ho il sedere al livello dell’acqua e vedo gli alberi, gli uccelli, i nidi, che in primavera sono tantissimi, da vicino e se vado troppo vicino c’è una mamma folaga o un papà svasso che urla e capisco che l’ospite sono io, la natura funzionerebbe meglio senza di me. Ho il sole e il vento sulla schiena o in faccia e ogni tanto arriva qualche spruzzo o metto le mani in acqua (è pulita!) e sento che mi abbraccia. L’acqua mi cura, mi pettina l’anima, mi insegna a lasciar scorrere.

Quando remo qualcosa dentro si pulisce perché c’è un ritmo regolare: gambe-busto-braccia e poi braccia-busto-schiena e sembra facile ma non lo è e se la mente suggerisce pensieri (è il suo mestiere) mi distraggo e sbaglio un colpo o non vado insieme a chi è con me. E allora me ne accorgo e torno lì: testa in barca, corpo, cuore.

Quando remo l’acqua scorre sotto di me è ha un suono bellissimo e chiudo gli occhi e ascolto le pale e poi li apro e guardo le stagioni cambiare e i profumi danzare, gli alberi fiorire o vestirsi di colori o spogliarsi, la nebbia ovatta, la neve sparge magia, la pioggia si infila in ogni poro mio e del mondo, il sole scalda e accarezza o brucia.

Quando remiamo

Quando remiamo in due siamo il mitico Rattorosso, creatura mitologica autogestita con poca tecnica e molta complicità, ma la barca va (e come cantava Orietta Berti, finché va, lasciarla andare), non fa danni e ci divertiamo.

Quando remiamo in 8 siamo il leggendario Sgangherotto, un 8 misto di persone che amano il fiume, la nostra timoniera super e fermarsi a bere una cosa dopo l’allenamento. Chi rema meglio dà dritte a chi rema peggio e abbiamo cominciato a fare gare che sono soprattutto gite e sabato dopo sabato, ci scopriamo, miglioriamo un po’, diventiamo un solo cuore con tante braccia, a volte un po’ anarchiche, spesso sgangherate ma felici. Di essere lì. Di essere insieme.

Nella foto, l’allenamento domenicale pre-gara stamattina