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La prima volta sul due senza: l’equilibrio vien remando

Photo by Jens Herrndorff on Unsplash

La prima volta sul due senza: l’equilibrio vien remando

Le prime volte non finiscono mai. E il canottaggio me ne sta regalando tante. Oggi, grazie a Lucia che me l’ha proposto, ho provato il due senza, ovvero la barca in cui le due persone non hanno due remi ciascuna ma uno solo: una a destra e una a sinistra.

Pare essere la barca più difficile perché bisogna equilibrarsi, coordinarsi, entrare e uscire dall’acqua con le pale insieme, avere la stessa pressione in acqua se non si rischia lo zig-zag o il tuffo o lo scontro con argini e alberi.

 

Il due senza

Mi fido di Lucia perché abbiamo remato insieme alla Vogalonga a Venezia (lo racconto qui) e quindi ho detto sì. Poi come il calabrone che non sa che non può volare (e anche questo l’ha detto Lucia) sono uscita e come quando ho raccontato il primo singolo non l’ho trovato diversissimo da altre barca, in questo caso dal 4 o dall’8 in cui si rema di punta (due mani sullo stesso remo).

Lucia mi ha messo all’1, così timonava lei. Meglio. In barca c’era serenità, nessuna ansia, tanta voglia di divertirsi facendo le cose seriamente ma senza prenderci troppo sul serio. Io poi, alla prima volta, avevo solo da imparare e sperimentare: pendevamo un po’ ogni tanto, strisciavamo le pale ora una ora l’altra, a volte eravamo storte. Ho tutti i miei difetti: la palata corta, dovrei uscire più tardi, vado avanti veloce sul carrello quando invece bisognerebbe farlo piano perché va contro il movimento della barca e chissà quanti altri ma è stata una uscita molto piacevole, accompagnata dal sole e da un fiume calmo e generoso.

 

Il canottaggio è un po’ un tango

Mi ha ricordato la lezione di tango di qualche giorno fa, da principiante assoluta: non importa tanto cosa fai, importa farlo insieme, nell’ascolto, nella coppia, nell’abbraccio (in barca no, ci si abbraccia dopo, volendo). Ecco, forse sono ancora così acerba da non cogliere tutte le difficoltà tecniche e  lasciarmi intimorire ma ho capito che quello che posso fare nel mio piccolo, con umiltà e curiosità, è ascoltare. Ascoltare la musica del fiume, le pale, l’altra persona. Ascoltare il respiro e quello della persona che balla (o rema) con me. Ascoltare la pienezza del momento presente con tutto il corpo-mente. Essere insieme, due ma uno, nella meraviglia unica dell’istante che accoglie proprio solo noi due che siamo e uno e che condividiamo un’uscita o un ballo. E condividere aumenta la felicità e la gratitudine. Grazie Lucia e tutte le persone che abbiamo incontrato prima, dopo e durante.

ps: nella foto non siamo noi

Photo by Jens Herrndorff on Unsplash