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Sono una canottiera! La prima uscita in singolo

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Sono una canottiera! La prima uscita in singolo

IL MOMENTO OPPORTUNO
Le cose arrivano quando è il momento. Senza forzare. Non puoi convincere una mela a maturare o una farfalla a sbucare dal bozzolo. Ci vuole tempo, il kairos dei greci, il tempo non cronologico, quello opportuno. Il tempo della prima volta al momento giusto. Il tempo delle tante prime volte che il canottaggio mi sta regalando insegnandomi la preziosità e l’unicità di ogni istante.
Si chiama skiff ed è il singolo di canottaggio: lungo, leggero, sottile. Non ho avuto nessuna fretta di provarlo. Fino ad oggi. Remo da un anno e quasi sempre esco in doppio, a volte in quattro e ora mi sono innamorata dell’8.
L’ATTESA
Ho aspettato perché canottieri più esperti dicevano che si cade, che è difficile risalire e stare in equilibrio. Non avevo paura dell’incontro con nutrie e pesci e piante, anche perché sono caduta dal pontile e non è successo nulla. Ho aspettato perché remo con un’amica e usciamo in doppio alternando i ruoli (chi timona e si gira a guardare indietro per evitare altre barche, ponti e ostacoli e chi è capovoga). Ho aspettato che facesse caldo e che il fiume non fosse affollato. Mi sono raccontata che faccio già troppe cose da sola e che sarebbe arrivato da solo il momento di stare nel silenzio e nell’acqua, unica responsabile di gesti ed errori. Con istruttrice e amica a portata di remo.
L’ESPERIENZA
Ed eccoci: giornata bellissima, fiume limpido e singolo che fila via veloce e senza intoppi. Forse è il classico culo dei principianti. L’unica difficoltà è salire e scendere perché quando ti allunghi a destra per sistemare il remo sullo scalmo e chiudere bene la vite, ti sbilanci e si crea un buffo groviglio di ginocchia verso terra, braccio sinistro che tiene corda e scalmo, remi che si appoggiano sulla pancia e peso che vuole rovesciarsi di lato, ma si fa, niente panico, basta allontanare un po’ la barca dal pontile.
Il singolo sembra una barca di carta. Dopo tanti 8 con la pala pesantissima ed esercizi in cui remi solo in 2, vola. Faccio fatica ad andare piano, perché sono più in bilico, come in bici. Mi sembra tutto naturale mentre mi allungo in avanti portando i remi dietro a prendere più acqua possibile e poi ciaf, pale dentro, gambe tese, indietro la schiena e poi braccia e per la prima volta, venendo in avanti piano sul carrello, sento la barca scorrermi sotto il sedere. Meraviglioso: libertà, leggerezza, sintonia totale con il fiume.
Prima di partire un canottiere esperto ha detto: “Non si cade la prima volta perché si è attenti, si cade appena ci sente fighi”. Ecco io non mi sono sentita né paurosa, né tesa, né figa, semplicemente mi sono messa in ascolto del fiume e della barca e ho sperimentato una grande confidenza e connessione che nasceva a ogni palata fra me e l’acqua, fra la fauna e il legno, fra il sole caldo sulla pelle e la rotondità del gesto. Che bello. Quanta gratitudine. Da ripetere presto.