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Viaggio in Islanda per elementi: acqua

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Viaggio in Islanda per elementi: acqua

Mentre comincio a scrivere di Islanda separando gli elementi naturali, mi accorgo che le sto facendo un torto. Fuoco e ghiaccio si presentano spesso insieme, terra e vento anche. L’Islanda è una pasta magica ed estrema di rocce basaltiche, cristalli di neve, venti su cui ci si può appoggiare con tutto il peso, cieli infiniti, nuvole, spazi, silenzi, cascate, canyon, distese di lava, picchi nelle cui crepe la neve tarda a sciogliersi, crateri, muschi e licheni, timo artico basso e profumatissimo, fattorie, cavalli, pecore. E balene e puffin, buffi uccelli col becco arancio.

 

Sorella acqua

Oggi però comincio dall’acqua. Forse è la cosa che mi ha colpita di più. Se la siccità ci sta facendo capire che non c’è un pianeta b, in Islanda l’acqua è ovunque ma è un’illusione egocentrica. Il mondo sta cambiando paurosamente lì: il ghiacciaio sul vulcano Vatnajokull che lambiva la strada, ogni anno si ritira di 500 metri e per raggiungerlo bisogna passare per lo sterrato.

In Islanda tutto è carissimo. Tranne l’acqua. La più pura del mondo è sempre servita nei locali, bar, ristoranti, alberghi e si può riempire la borraccia in qualsiasi benzinaio o bagno si trovi: è sempre buonissima.

 

Fratello ghiaccio

Nella bellezza selvaggia e primordiale dell’Islanda l’acqua ha un potere straordinario, maestoso, divino. Laghi, fiumi, cascate rumorose, ghiaccio, oceano, pioggia frequente e scrosciante, ora polverizzata, ora ghiacciata, neve. Non avevo mai tenuto in mano un cristallo di ghiaccio che lascia il ghiacciaio e piano piano si avvia verso il mare, impiegandoci anche anni: è puro, brillante, vivo. Pulsa nelle mani. Brucia. Come quegli iceberg azzurri strisciati di lava nera che mi si sono appiccicati agli occhi.

Consigli utili sull’acqua: portare una borraccia, una cerata e delle scarpe adatte per camminare intorno e sotto le cascate.