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La mia prima gara: emozioni, acqua e divertimento

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La mia prima gara: emozioni, acqua e divertimento

Ho partecipato alla mia prima gara di canottaggio con l’8 misto: Orta Lake Challenge. Sono felicissima, io che non sono competitiva per nulla e non ho mai fatto sport in cui si vince, credo che l’ultima gara fosse ai giochi della gioventù alle medie per non andare a scuola: i 1.500 metri e il salto in lungo, nei primi non ero neanche andata male, nona su 100equalche, nel secondo insomma, sempre stata piccolina e non fortissima.

Remo in questo 8 misto da metà giugno, la prima volta che ho messo piede su questa barca lunga, affusolata, una sorta di insetto con 8 zampe un po’ asimmetrico e con 9 teste e un cuore solo. Affascinantissimo. Ti annulli, sei solo una zampetta, un ingranaggio ma se non sei presente, se entri prima o dopo, se non tiri come gli altri sballi tutti.

 

Emozioni prima e durante

Nei giorni prima sento un po’ di tensione, come quando sai che stai per andare su un palco a danzare ma senza sapere bene cosa aspettarmi, come una sottile euforia, una sorta di leggera effervescenza nella pancia e sottopelle. Non abbiamo grandissime aspettative e tutti e 8 insieme non abbiamo mai remato prima della gara. Con un lapsus la chiamo “gita” invece di gara. Ecco.

Sabato mattina partiamo tutti insieme, a parte due persone che arrivano in autonomia, e questo contribuisce a creare un bel clima: si scherza, si ride, ci si conosce meglio anche fuori dalle palate. Arrivati là, l’atmosfera è gioiosa e di festa: persone di tutte le età, atleti e atlete con corpi statuari, signori con la panzetta, signore più o meno prestanti, un posto dove rifocillarsi, bagni, spogliatoi, docce, il lago con la sua calma e i suoi colori, temperatura ottima.

Facciamo il tifo per gli altri 8, bravissimo quello femminile che vince l’argento, e… tocca a noi. Io che sono l’8, indosso una canotta-pettorale con il numero 31 come la timoniera. Si parte una barca per volta, a distanza di 30 secondi. Mentre andiamo alla postazione proviamo le virate che non abbiamo mai fatto prima, sono 3 in cui il lato dispari pianta il remo nell’acqua e il lato pari rema veloce a mezzo carrello e una al contrario. L’8 del femminile mi avvisa che devo piantarmi bene il remo nella pancia, se no rischio di essere sbalzata fuori. Bene, il mio obiettivo è fare in modo che non succeda.

 

Cronaca della gara

Partiamo. Che emozione. Subito ho la sensazione che la barca fili veloce, più stabile del solito, più dritta. Andiamo. Betta, la nostra mitica timoniera, allenatrice e molto di più, ci dice di respirare, di allungare, ci incoraggia. E si va. Alla prima boa la prima virata. Dal mio lato dobbiamo remare forte e veloce e a me sembra di spostare un elefante con un cucchiaino. Ripartiamo tutti insieme e andiamo di nuovo abbastanza coordinati, ogni tanto io o qualcuno prendiamo qualche pesce (quando non riesci a tirare il remo fuori in tempo e sembra che te lo morda una creatura acquatica) ma andiamo fino alla seconda boa, giriamo, di nuovo rallentati e pesanti e poi superiamo un 8, che brivido di felicità, davvero stiamo superando qualcuno? Sono incredula e mi si accende un po’ di agonismo. Intanto veniamo investiti dalle onde. Sono delle secchiate di acqua fredda che ci bagnano dalle spalle in giù: le mani sono fradice e i remi sembrano scappare via, il sedere è a mollo e il body bagnato si appiccica alla pancia, ma quel che è peggio è che nell’onda, qualche colpo va a vuoto, qualcuno affonda troppo, insomma rallentiamo e ballonzoliamo. Le bordate di acqua arrivano dal lato in cui ho il remo e mi chiedo quanto durerà? Poi intravedo che stiamo girando intorno all’isola. Mi hanno detto di stare testa in barca e di non guardare nulla ma io intravedo le cose intorno a me, come quando meditando arrivano emozioni, pensieri, sensazioni e cerchi di non farti portare via. Stai qui Franci, rema. Terza boa. Un respiro alla volta, butta fuori l’aria. Proprio come hai consigliato a Milena (il 7, seduta davanti a te) che ti chiedeva un consiglio mindful.

Arriva l’ultima virata, mi appendo al remo dopo averlo piantato e sto lì salda per non farmi sbalzare fuori e la barca gira e c’è il rettilineo e forse siamo alla fine, e ultimi 30 colpi ma ne bastano la metà e siamo arrivati.

Abbiamo superato una barca, siamo arrivati quinti su 6. Ha vinto lo sport come ha commentato il figlio di una di noi. Adesso ho voglia di fare presto un’altra gara, di diventare più forte, di imparare meglio la tecnica. Abbiamo tutti voglia di crescere su quell’8 che in realtà deve ancora inglobare qualcuno di determinato e che abbia voglia di migliorare ma col sorriso.

ps: bellissimo a fine gara, fare un tuffo dal pontile! Un momento gioioso, leggero, liberatorio.

ps2: splendida e poetica la bambina che a inizio gara con un quadernino e una matita raccoglie le firme.

Grazie Simona, Laura, Luca, Mauro, Franco, Marco, Milena, e anche a me. E soprattutto grazie Betta!

Grazie Riccardo per le immagini. Grazie Paola per i consigli pre-gara. E grazie a tutte e tutti per gli incoraggiamenti, gli allenamenti e i suggerimenti.