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Remare al buio per ascoltare la musica delle pale

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Remare al buio per ascoltare la musica delle pale

Di solito remo di mattina, le mie ore preferite per lo sport, per scrivere e un po’ per tutto, quando la giornata non ha ancora lasciato tracce e si è una pagina bianca, da inventare, disegnare, colorare.

 

La notte in cui tutte le barche sono nere

Ieri sera ho remato col buio ed è stato bellissimo. Un po’ come una notte in cui “tutte le barche sono nere” come avevo scritto negli appunti di filosofia del liceo a proposito di Hegel, perché mi suonava strano che parlasse di “vacche”. Invece erano proprio loro. L’acqua diventa quasi un cielo scuro in cui si è sospesi, non si vede la natura che brulica ma si sente, a parte le tre oche bianchissime che spiccano anche nell’oscurità. Il fiume sembra inchiostro e i remi sono come delle penne che si tuffano e riemergono insieme. Non si vedono bene gli alberi e i rami sporgenti, per fortuna non timono. Sono al tre, per ora il mio posto preferito sul 4: hai 4 remi davanti a te e 2 schiene e con la visione periferica, senza mettere a fuoco nulla, entri solo in quel flusso e diventi tutt’uno con Paola, Carolina e Marta.

Sono, come amo tanto, di gran lunga l’ultima arrivata con tre rematrici esperte. Cerco soprattutto di non fare danni, ascoltare le indicazioni, stare con l’acqua e con quell’organismo affusolato che per magia vola sul fiume. Cerco di essere in accordo: col respiro, col momento, con il tutto. A volte un remo mi sta sotto, a volte esco male o entro male, non importa, sto (finché non mi buttano giù dalla barca), imparo, assorbo.

 

Remare al buio, la musica dei remi

Ieri ho sperimentato una cosa bellissima, al ritorno: chiudere gli occhi e remare solo ascoltando la barca con le gambe e le braccia, la pancia, il cuore e, naturalmente, le orecchie: la musica dei remi ti fa capire quando stoni, quando prendi una nota alta o bassa o fuori tempo. A un certo punto non esistevo più, non ero io ma flusso in movimento, come a volte mi capita scrivendo. Una magia. Poi ho aperto gli occhi e mi è sembrato tutto meraviglioso: mi sono sentita centrata, in equilibrio, parte attiva di quel respiro condiviso. E grata. Un’ondata di gratitudine (e forse anche qualche spruzzo di acqua fresca) mi ha invasa: grata per aver sentito, grata per poter sperimentare, grata per essere tutt’uno con il fiume, la barca, il tempo, grata per essere viva di una vita più intensa.