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India del Nord giorno 3: Dharamsala, dove abita il Dalai Lama

Dharamsala

India del Nord giorno 3: Dharamsala, dove abita il Dalai Lama

Il viaggio in India

Partiamo per Dharamsala, verso Nord. Qui vive il Dalai Lama e ci sono migliaia di rifugiati tibetani. Questa parte di India è il vero Tibet che, invaso dalla Cina nel 1950, ha trovato rifugio qui nel 1959.

Le strade sono piene di vita: auto, sorpassi con la tecnica “Blow Horn”, invece di guardare e, se libero, superare, ci si piazza in centro strada e si suona. Chi è più grosso ha più diritti, gli altri soccombono o si fanno da parte. Bus mangia camion, camion mangia furgoncino, furgoncino mangia SUV, SUV mangia auto, auto mangia rickshaw, rickshaw mangia bici, bici mangia pedone.

Unica importante eccezione: le mucche. regine incontrastate, guru assolute, maestre di atarassia e beatitudine, imperturbabili e maestose, occupano strade a 4 corsie con naturalezza ed eleganza e tutto il resto del mondo si sposta. Mentre con i cani si suona e ci su scosta, con le mucche non si esercita nessun disturbo, le si evita, con un inchino invisibile. E se le si guarda negli occhi si capisce perché: c’è qualcosa di umano, umanissimo in loro.

Il tempio del Dalai Lama è una struttura moderna e semplice, una grande casa con un tetto verde con un cortile spazioso.

Ci sono grandi statue del Buddha, le ruote delle preghiere da girare, grandi cilindri decorati che lasciano risuonare nel vento le parole, così come fanno le bandierine. Mi affascina pensare che sia il vento a portare “Om mani padme um” nel mondo. Ci collega, tutti, tutto è uno, interrelato e interconnesso.

L’atmosfera nel tempio è semplice e rilassata, c’è qualche monaco e qualche turista. I monaci vestiti di rosso scuro hanno il cappello giallo. Sono della tradizione Gelugpa, fondata da Tsong Khapa alla fine del XIV secolo: osservano celibato e rigorosa disciplina.

Il Dalai Lama non lo incontriamo, chissà dove è.

Usciti da lì con un senso di pace e gratitudine, visitiamo il Bhaksu Nag temple, dedicato a Lord Shiva. Altro senso di pace e religione colorata e allegra mentre le persone (i maschi) si immergono nella piscina dalle acque sulfuree e dalle proprietà benefiche. Una statua di Ganesh con testa di elefante e arco e frecce mi fa sentire a casa. Tutto è casa in India, tutto è come va bene che sia.

Cosa è la religione? Un tentativo umano di “re-ligere” legare le cose, lasciare che la spiritualità prenda una via.

Riflessioni sull’India

Mi si rompe un sandalo, si stacca il punto che blocca l’alluce di un infradito tecnico. Niente panico. Per strada ecco il calzolaio seduto per terra con pochi ma perfetti attrezzi. Dopo aver preso le misure lo cuce, passando dalla suola, lo incolla, verifica la tenuta et voilà, pronta per ripartire.

Diluvia. La pioggia cade nello stesso modo su tutte le cose e tutte le persone.

Che bello che sto scrivendo un diario di carta. Mi impedisce di sbirciare il telefonino e mi cambia l’orizzonte. Mangiamo una buonissima papaya.

Perché mi piace tanto l’India? Perché tutto cambia continuamente; il tempo di dilata e si contrae, squallido e sublime danzano allacciati in ogni istante e tutto si scioglie, piccolo eppure grande, semplice ma complesso; tutto diventa possibile e non c’è tempo per i commenti e giudizi, le proiezioni dell’ego, l’io scompare, io-mio-me non ci sono più ma tutto è potente e vivo.