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India del Nord giorno 4: da Dharamsala a Manali

Bajnath

India del Nord giorno 4: da Dharamsala a Manali

“In India everything is lot of” dice Jagdish, il nostro autista, a un commento su quante mucche ci sono per strada, quanto traffico, quante persone. Come ha ragione. Qui tutto è tanto, a volte estremo: caldo, sole, pioggia, odori, colori ma anche emozioni: sorpresa, rabbia, tristezza, gioia.

Oggi lungo trasferimento da Dharamsala a Manali, stiamo lentamente salendo dal 1400 ai 2000 metri sulle strade dell’Himachal Pradesh.

Sulla strada ci fermiamo a vedere una piantagione di tè, bellissima, con le sue piccole foglie (come canta Fossati) assaggiando anche il verde e il nero.

Visitiamo un tempio bellissimo e inaspettato: Bajnath, nel distretto di Kangra, dedicato a Lord Shiva. Una costruzione del 1200 che poggia su un tempio preesistente. Lo stile è Nagara, il classico indiano, a croce con tanti angoli rientranti e torri di altezze diverse. Si respira un’atmosfera di calma devozione: fuori ci sono piccoli templi con serpenti e lingam (fallo di Shiva che esce dalla yoni). Nel tempio principale, custodito da una statua del toro Nandi, ci si annuncia suonando la campana, per avvisare gli dei che si è lì, poi si entra, la porta è piccola e bisogna inchinarsi, fare l’offerta al brahmino che ricambia dandoci un po’ di palline di zucchero e facendoci un segno arancio sul terzo occhio.

Il tempio mi ricorda molto quelli dell’Orissa, per la concentrazione di curve e la forza che emana verso il basso, la terra. L’elevazione spirituale passa per il ripiegarsi e guardarsi dentro.

Il clima è bellissimo, sia per il sole, sia per la bellezza e la quiete che si respira. Le statue sono sensuali e plastiche, non si smetterebbe di guardare le danzatrici, le pose yogiche, i bassorilievi di fiori ed elefanti.

Arriviamo a Manali. Una località turistica che si affolla nei mesi estivi perché qui l’aria è più respirabile. C’è una via centrale con tanti negozi, Mall Road, che ricorda un po’ via Medail a Bardonecchia. Niente di imperdibile. Lo struscio è lo stesso, solo di più, perché come dice Jagdish “In India everything is lot of”. Non è un posto bellissimo ma dalla camera si vedono le bellissime vette dell’Himalaya innevate. Una carezza degli dei.  Questa è la prima volta che vengo in India da quando non c’è più mia mamma e non le mando messaggi. Una parte di me però sente che qui, in questa parte del mondo dove tutto è possibile e il tempo non è una linea ma un elastico che si allunga e si accorcia e gira su se stesso, è viva. Di sicuro lo è.