La lezione delle foglie: stiamo solo tornando a casa
Ogni giorno qualche foglia in meno, ogni giorno qualcosa che va via. I ciliegi al Valentino sono ormai quasi nudi. Dopo averli visti fioriti in primavera nella bellezza rosata della caducità, dopo il rigoglio verde dell’estate, è cominciato il lento spogliarsi, svestirsi, lasciare andare.
Per buona parte dell’autunno li ho guardati pensando “che tristi”, presagendo il freddo, il secco, la fine. Poi ho capito che era tutto il solito io-mio-me a parlare: stavo applicando un criterio francescacentrico a qualcosa che stava solo accadendo: il naturale trasformarsi e rinnovarsi di tutte le cose.
Come insegna il maestro Thich Nhat Hanh la foglia non ha paura perché sa che nulla nasce e nulla muore. E allora ho provato a pensare più come un albero e meno come me per quanto possibile, più “alberese”: le foglie cadono e si modificano per nutrire la terra, le radici e il tronco. E lo fanno prima che sia freddo. Quindi forse quando danzano e fluttuano per scendere al suolo stanno solo tornando a casa. Sono pronte a diventare albero, ad essere di nuovo tutt’uno con le loro origini e il loro futuro. Sono presenza pura, tempo senza tempo. E allora è gioia ogni caduta, perché è un ritorno, non un finire.
Anche oggi grazie della lezione, foglie.