La lezione della neve per lasciare andare le emozioni difficili
A me la tristezza mette freddo. A volte la sento arrivare e nel tentativo di evitarla di freezo, mi gelo. Che poi è una delle risposte più semplici e primitive della nostra memoria antica, del cervello rettiliano, della natura mammifera. Freeze, fight or flight. Ovvero bloccati, ma freeze rende bene perché ha proprio il sapore del freeze frame che al cinema blocca l’immagine lì come è; combatti o scappa.
So che è un’emozione e che passerà (pare che durino due minuti al massimo ma siamo noi ad alimentarle coi nostri racconti), ho già sperimentato tante volte il suo arrivare a volte lenta, a volte a valanga, il suo stare e cercare complici per rimanere: malinconia, nostalgia, ricordi, confronti; e il suo andare. Tristezza, cosa vuoi insegnarmi questa volta?
Qualche giorno fa ho scritto questo e mi sembrava di averla scampata in queste feste. Poi sdeng, senza un vero perché ma con mille perchéini stamattina è arrivata quell’ondata lì, quella che paralizza, quella che non vorresti alzarti da letto, quella che blocca e frizza e gela il cuore e la pancia e le mani. Non avevo la forza di meditare, di mettere musica classica, di muovermi: le mie cure sempre pronte. E così sono stata ad aspettare che si ammorbidisse almeno un po’, che sgelasse, che sciogliesse. Ma come? Sono giorni di primavera anticipata e i cambiamenti climatici cominciano a farci paura davvero e qui c’è il ghiaccio? Mi sono arresa. Si sono liberate delle lacrime (evviva, quando si piange il nodo si sta già sciogliendo), ho lasciato che il dolore contagiasse la persona che amo. E che mi ama, se non è scappata stamattina. E a cui dico grazie. La tristezza, come le altre emozioni, è contagiosa, più dello sbadiglio. E così eravamo tristi in due e piano piano, stando vicini, ascoltando e accarezzando, la tristezza si è dissolta e ha lasciato posto alla stanchezza ma anche alla voglia di bello. Senza fretta, ho lasciato che sciogliesse come neve col tempo che le serviva, non quello che volevo io che mi fa venire voglia di distruggere e buttare via tutto solo per uscire dal gorgo nero ma quello necessario. Lui ha preparato una spremuta d’arancia, un piccolo rito di quelli che fanno bene al corpo e alla coppia, il colore ha acceso un inizio di sorriso, così ho capito che la tristezza stava per passare, poi la colazione, insieme. La giornata è partita in salita ma è andata. E raccontarla ora è un altro pezzetto che aiuta a star meglio. Piano piano. Insieme.