Mindfulness: diario di una mente scimmia. Il mio viaggio nel protocollo MBSR
Day 2 week 4
Pratico subito dopo colazione. Ho bevuto un tè rovente e mi suda la parte fra bocca e naso, i baffi se fossi un uomo. Sento bene gli appoggi e il respiro. Ma sono un po’ proiettata sul dopo. Devo uscire in tempo per andare in stazione e poi al dottorato della mia compagna di duo di danza indiana. La mente saltella all’arsura che ho ora in gola. Ho sete. Dai sete vai via, dammi mezzoretta, tanto lo sappiamo che vai a onde e se io non ti dò retta, vai e viene. Ma lei sta lì. Porto l’attenzione al corpo e al respiro ma mi distrae il movimento del mio intestino. Torno. Ora mi distrae pensare al destino migliore che può avere il romanzo che sto scrivendo. Torno qui. Poi i suoni. Il cielo mi aiuta perché passa subito un aereo e posso sentire bene il suono nascere, crescere, morire. Come un’emozione. Il suono è come un’emozione. Ne passa un’altro con uno suono a metà fra l’aereo e il moscone. La mente parte a immaginarlo, come è fatto, di che colore, a che altezza vola?
Poi torno, poi vado, poi sento piccoli suoni nuovi, poi turbino. Ho caldo, forse dovevo non mettere il pile e la sete non è passata. Quanto mancherà alla fine?
La camminata è troppo breve. Cammino nel pomeriggio verso le 5, dopo il tè. Come stamattina sento il caldo diffondersi. Fuori piove. Sento bene i piedi e gli appoggi nei giri, sui talloni o sulle punte. Mentre quando sono seduta mi capita di forzare un po’ il respiro stando in ascolto, camminando non ci penso proprio. Oggi i miei pensieri sono tutti sulla possibile scuola di counseling a orientamento danza oppure scuola di danzaterapia. Cosa sarà meglio per me? Mi piace proprio aiutare gli altri a sentire attraverso il corpo. Ma torniamo qui. I passi, il peso, i giri, lo sguardo che va alla pioggia e poi torna sfocato. Il pensiero a cosa scrivere dopo la pratica. L’ora che diventa un subito dopo, quando scrivo, che mi piace e mi ancora. Un po’ di spazio fra i pensieri accatastati, un po’ di ossigeno. E 10 minuti sono pochissimi. Continuerei, ma ho anche voglia di scrivere prima di dimenticare. Un po’ come con i sogni.
Noto che il mio diario si sta allungando. Non so se è perché noto più cose o perché mi piace scrivere e lo lego in automatico alla pratica.