
Grazie India, le 12 cose per le quali sono grata
Eccomi tornata dal viaggio in Ladakh passando per Delhi, Amristar, Dharamsala e Manali. La mia sesta volta in India dopo Karnataka e Rajasthan e dopo quel periodo fra dicembre 2013 e agosto 2015 in cui ho vissuto per 8 mesi: 3 a Mumbai per il dottorato e uno in viaggio verso Varanasi, due mesi in inverno e due in estate a Bhubaneswar a studiare danza odissi.
Ho scritto un diario cartaceo che pubblicherò nei prossimi giorni, lasciando decantare emozioni e ricordi ma per oggi voglio ringraziare:
- i cieli infiniti, azzurrissimi, a volte arrabbiati, le nuvole abbaglianti che danzavano nel vento;
- la terra, la sabbia, la neve, la roccia che hanno accolto i passi e le ruote;
- i mezzi di trasporto che hanno sempre funzionato anche sulle strade più impervie;
- il riso, le banane, le patate, i vari dhal, i roti e le uova (grazie galline! per le omelette a colazione e sode nel lunchbox) che mi hanno permesso di mangiare nonostante l’allergia a latte e derivati (che in India è un po’ complessa);
- il tè perché non esiste situazione gelida che un buon tè non possa riscaldare;
- le persone che hanno reso questo viaggio indimenticabile: chi ha viaggiato con me, chi ha organizzato, chi ha guidato, cucinato, preparato il tè, pulito le stanze, accolto, sorriso;
- i piedi, la pelle, il cuore e i polmoni e tutte le altre parti di corpo che sono passati dai 40° percepiti ad Amristar alla neve sui passi del Ladakh e alle noti gelide nei campi tendati in poco tempo e hanno retto l’altitudine tutto sommato bene (a parte un giorno e una notte di adattamento in cui ho pensato di morire);
- l’abbigliamento termico che in poco spazio comprime calore;
- i templi di varie religioni: sikhismo, induismo, buddhismo tibetano che mi hanno fatto sentire come tutto sia spirito;
- le mucche e i cani acciambellati per strada che semplicemente stanno, maestri e guru indimenticabili;
- i colori, gli odori, i contrasti che mi fanno sentire viva;
- la meraviglia che sempre si nasconde anche nello squallore, il sublime che ha le forme più cangianti e misteriose.