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Dark Shadows: Johnny Depp e Tim Burton, il richiamo del sangue

Il pallore di Willy Wonka, le mani allungate e armate di Edward mani di forbice, l’eleganza dandy e d’altri tempi del Cappellaio matto. Così si presenta Barnabas Collins, interpretato da Johnny Depp, in Dark Shadows di Tim Burton.
Il viaggio del regista fra gli esclusi dall’aspetto mostruoso e dal cuore tenero e, a volte dal cuore mostruoso e dall’aspetto tenero, continua. A ogni film sembra accogliere i precedenti e arricchirli di nuova linfa, sangue in questo caso: alla ricerca di una famiglia a cui appartenere, di una casa in cui sentirsi amati, di un cuore a cui legarsi. Senza poter scappare dalla propria natura, spesso crudele. E non per scelta.
Dark Shadows è una serie tv di moda dal 1966 al 1971 proposta sul grande schermo dal regista visionario che coglie l’occasione per accompagnarci nella sua cinematografia e, come sempre, nella nostra anima. E lo fa in modo divertente, magico, catturandoci nel suo mondo di visioni incantate.

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Il castello nel cielo: diventare grandi fra sogni e città volanti

I film di Hayao Miyazaki sono sempre un viaggio: nelle emozioni, nella fantasia, nei sentimenti puri dei piccoli (spesso i protagonisti sono bambini) nella visionarietà, nel potere dei sogni.
Il castello nel cielo, oggi nelle sale, è un film di animazione del 1986 ma non è datato affatto, se non per la musica un po’ troppo di arredamento.
Già dai titoli di testa siamo proiettati in un mondo di castelli volanti, città affascinanti, antiche civiltà scomparse. Sembra di vedere volare sotto macchine ed eliche Machu Picchu, Angkor Wat, e la Pandora di Avatar.

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Diaz: un pugno nello stomaco accende la rabbia. E diventa cinema.

Un cazzotto nello stomaco. Un film che lascia doloranti. E arrabbiati. Molto arrabbiati. Che la si viva come il giornalista (Elio Germano) che crede ancora che il suo mestiere si faccia andando sul posto e non stando seduto in redazione davanti al monitor, come il pensionato che dormiva alla Diaz per caso, come la giovane attivista tedesca che vede i suoi ideali frantumarsi come i denti sotto i manganelli, come l’avvocato del Genoa Social Forum che offre sostegno o informazioni o come il poliziotto illuminato (Claudio Santamaria) che ferma la macelleria e chiama le ambulanze.

pollo alle prugne

Pollo alle prugne. Vivere senza gusto? No grazie, meglio morire.

Quando la vita perde gusto e non si ha più voglia di mangiare il proprio piatto preferito, allora meglio lasciarsi morire. È quello che succede a Nasser Ali (Mathieu Amalric), virtuoso del violino. Siamo a Tehran nel 1958. Quando la moglie mai amata (Maria de Medeiros) ma sposata per compiacere la madre (Isabella Rossellini) spezza il prezioso strumento per attirare l’attenzione su di lei e non sulla musica, Nasser Ali decide di lasciarsi morire nel buio della sua stanza.

Aziza

Stelle d’Oriente a ritmo brasileiro

Armonia e mistero al profumo di ambra e miele. Da giovedì 22 a domenica 25 marzo il cielo di Torino si tinge di colori, suoni e movimenti di «Stelle d’Oriente». Torna il festival internazionale italiano di danza, musica e cultura orientale organizzato da Aziza Abdul Ridha, anima dell’evento, arrivato alla sua undicesima edizione. Un’occasione per immergersi in una delle forme di espressione creativa più affascinanti, la danza orientale, (in arabo raqs al sharqi). Legata ai culti della fertilità come alla ricerca della spiritualità, unisce corpo, mente e anima in una coinvolgente ricerca di sé.

Taviani

I Taviani con Moretti a Torino: emozione, ironia e grande cinema

“Dovrebbero chiamarci guardatori di soffitti, non carcerati” recitano gli attori che, sdraiati sui letti, proiettano in alto il volto del figlio o della donna che amano o del loro passato libero. È uno dei momenti più toccanti del film dei Fratelli Taviani Cesare non deve morire vincitore dell’Orso d’Oro all’ultimo Festival di Berlino.
Si è appena conclusa al Cinema Massimo di Torino la proiezione del film con Paolo e Vittorio Taviani intervistati da Nanni Moretti.