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Anselm di Wenders: l’arte di vedere attraverso e oltre l’arte

Anselm

Anselm di Wenders: l’arte di vedere attraverso e oltre l’arte

caro Wim,

ci eravamo lasciati un po’ male con Perfect Days, di cui parlo qui. Ma adesso mi hai riconquistata. Del tutto.

A partire da quelle spose gessificate acefale da cui escono filo spinato, rami, corde.

Come non vedere nelle ali giganti quelle della Siegessäule de “Il cielo sopra Berlino”? Come non sentirsi Icaro e Pegaso, ali di piombo e paglia per volteggiare sulle macerie del mondo e della nostra indifferenza? Come non sentirsi avvolti nel tempo senza tempo dell’arte che indaga e stupisce, avvolge e sconvolge?

“Anselm” è un film che fa venire voglia di conoscere, scoprire, vedere, sentire, toccare, immergersi nel cuore dell’arte. Kiefer certo ma anche la poesia di Paul Celan, Ingeborg Bachmann, il maestro Joseph Beuys. Siamo assistenti dell’artista nei suoi vari studi giganti fra legni, ferri, fiamme, lanci di fuoco, gommalacca, carta, gesso, piombo, paglia, argilla, carrelli, voci che sussurranno del mito.

“Schwerer werden. Leichter sein”. “Diventare più pesanti. Essere più leggeri” scrive Celan, agisce Kiefer. testimonia Wenders.

Un bambino che disegna la stanza dei bambini cattivi e sogna un mondo di girasoli giganti e notti di stelle, un Anselm di oggi alla biennale di Venezia e uno in mezzo che obbliga a confrontarsi con le macerie del nazismo si incontrano nel mondo dove tutto è possibile. Sono arte e persona, silenzio e sguardo, natura e cemento, amicizia e fiducia che rendono intimo il racconto fra Anselm e Wim, porta aperta sulla meraviglia.

Un film che non è un documentario ma un’installazione, un’opera d’arte dentro e intorno all’arte che diventa museo, teatro, tempio.

Da non perdere.