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Il suono degli zoccoli, la paura di chiedere e perché scrivo

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Il suono degli zoccoli, la paura di chiedere e perché scrivo

I vicini sonori

I miei vicini di casa sono una giovane coppia con bimbo di pochi mesi. Gentili e carini, abitano a fianco e sopra di me. Qualche mese fa qualcuno di loro, ho immaginato lei, ha iniziato a camminare con delle scarpe molto rumorose, forse degli zoccoli. Il soffitto di legno fa da cassa armonica e quindi mi sembrava di avere un picchio in casa che batteva al ritmo di una marcia militare.

Per un sacco di tempo mi sono chiesta come fare: ho pensato appena li incontro dico loro in belle maniere che si sente tutto a un volume altissimo. Ma i nostri orari non combaciavano mai.

Allora ho pensato: lascio loro un post it in cui racconto cosa succede. Mi sembrava una cosa antipaticissima. Una parte di me non voleva farlo. Sono andata avanti mesi a infastidirmi e a trovare scuse per non protestare. Poi il rumore era davvero intenso.

E allora l’ho fatto: ho scritto una letterina garbata e gentile e l’ho messa sullo zerbino. Il giorno stesso il rumore è sparito. Ma come, bastava così poco? Mi sono macerata per mesi per una cosa così semplice e ovvia?

Dopo una settimana li ho incontrati e mi hanno chiesto scusa mille volte. Gli zoccoli erano un regalo e pareva brutto non metterli (quindi stesso problema del non protestare) ma non immaginavano che facessero tanto rumore. Fine della storia.

 

La paura di chiedere, il bisogno d’amore e la scrittura

Cosa mi insegna? Che ho aspettato tanto a chiedere una cosa per paura di essere fastidiosa e antipatica. La stessa cosa che mi capita quando non oso dire al parrucchiere che l’acqua con cui mi sta lavando i capelli è troppo calda. O quando non riesco a dire a qualcuno che di insalata basta così perché temo che ci rimanga male. Tutto questo ha a che fare con la paura di non essere amata. E sempre con l’ego, maledetto gatto dispettoso.

Lo capisco adesso che sto frequentando un master di scrittura e scrivo come non ho mai fatto in vita mia in termini di tempo ed energie. Mi è apparso il vero motivo per cui scrivo: c’entra il bisogno di esprimersi, l’urgenza, tutte quelle cose lì ma dietro tutto c’è il bisogno ancestrale di essere apprezzata, ricevere amore e gratitudine. Sentirmi dire: mi hai emozionata, racconti le cose come le racconterei io se sapessi farlo, mi fa bene leggerti e così via. Ogni parola scritta è una richiesta d’amore. Un modo per farmi volere un po’ bene. Anche solo per il tempo di un post.