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After Life: la gentilezza come superpotere e il dolore senza io

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After Life: la gentilezza come superpotere e il dolore senza io

After Life è una serie dotata di una speciale grazia. Racconta la vita di Tony (Ricky Gervais, anche autore) giornalista in una testata che si occupa di piccole storie, dopo la morte della moglie. Tony odia tutti, non trova un senso, è cinico, spesso sarcastico, incline all’alcol e alla depressione e non riesce a staccarsi dai video della sua ex, Lisa. Lei, che lo conosceva bene, gli ha lasciato alcune istruzioni su come vivere e un cane.

Tony fa fatica a prepararsi cena, a relazionarsi agli altri, a lasciarsi andare a un nuovo amore. Nell’ultima stagione, però, Tony, oltre a scoprire il superpotere della gentilezza ci insegna tre cose importantissime.

La prima è che il dolore è un fiume da attraversare e che per quanto faccia male o sia freddo o scivoloso, è meglio non evitarlo ma immergersi appena possibile e, passo a passo, stare in contatto con quello che c’è. Per questo è una serie terapeutica: fa stare meglio.

La seconda è che il dolore non è una nostra esclusiva. Basta frequentare qualche giorno un ospedale per accorgersi che siamo tutti nella stessa barca. Tutti abbiamo perso qualcuno, a tutti manca qualcuno e a volte fa così male che manca il fiato. Ci pare ingiusto, crudele. C’è quella storia del Buddha che riceve una donna a cui è morto il figlio e protesta per dolore. Il Buddha la invita ad andare nelle case del villaggio per recuperare un grano di senape da una famiglia in cui non ci sia un lutto. La donna bussa di porta in porta ma ovunque è appena morto un genitore, una zia, un figlio. Il dolore, come tutto il resto, è impersonale. Se riusciamo a sentire che fa male ma non è il “mio dolore”, allora riusciamo a cogliere il patire degli altri insieme al nostro, a provare com-passione, appunto cum-patior, patire-con, e ad aprirci alla gentilezza. E se ancora fa male male, possiamo essere gentili con noi che non riusciamo a sopportare il dolore e piano piano andargli incontro quando riusciremo.

La terza è che nei momenti dolorosi della vita fanno spesso capolino cose buffe, insensate, comiche. Ecco, la vita è tragicomica e ricordarselo fa bene.