Top

Della fragilità della tecnologia e della nostra dipendenza

wifi

Della fragilità della tecnologia e della nostra dipendenza

Domenica sera è saltata la connessione a internet e dopo 5 minuti la luce. La luce è tornata dopo poco, internet oggi pomeriggio. Tutto bene, lieto fine, ma questo buio nell’efficienza tecnologica mi ha fatto riflettere su quanto siamo dipendenti da un telefono, un cavo, un wi-fi. Almeno io.

La prima cosa che ho fatto domenica è stato assicurarmi che il problema fosse condiviso, per sentirmi meno sola, e che la chat di condominio fosse rovente mi ha rincuorata.

In questo tempo di hotspot telefonico ed economia dei giga, ho pensato a quanto mi sia sentita persa tutte le volte che sono rimasta disconnessa, proprio come se la mia vita dipendesse da un oggetto. Assurdo.

Mi è venuta in mente quella volta a Mumbai che, dopo 3 mesi, il contratto telefonico è scaduto e per avere il nuovo sono passate 48 ore. Sentivo un peso fra lo stomaco e la gola, come un’arteria chiusa che annebbia la vista, un muscolo che si strizza e rende il respiro difficile. Adesso pensarci mi fa sorridere ma ero in ansia: e se succede qualcosa?

O quella volta che ho rovesciato il tè sulla tastiera del computer e non si è più riacceso e ho passato un pomeriggio, senza lavorare, a recuperare dati con un tecnico paziente per poi arrendermi a comprarne uno nuovo. E perdere tante foto o documenti mi è sembrato naturale. Succede.

Anche in questi giorni ho sperimentato la fragilità: mi sono sentita persa, una mancanza vitale, la rabbia dell’impotenza, la ridicolaggine del controllare se il segno delle tre linee curve era tornato.

Allora mi sono chiesta perché si sta così male e ho capito che non essere connessa, efficiente, reperibile va a toccare la mia fragilità, insicurezza e dipendenza. Tutto l’io-mio-me rischia di sfaldarsi. Tutto è impermanente, fuggevole, effimero, destinato a finire. La natura dei fenomeni si dispiega nella sua evanescenza e instabilità. E in questa fragilità scorgo tenerezza, meraviglia, bellezza. E anche un sorriso. Che le cose funzionino è un miracolo, che un corpo sia sano una magia, che un amore continui un prodigio. Quanto siamo in bilico, funamboli del non più e non ancora, equilibristi sul vuoto. E quanta gratitudine sorge dallo scoprirlo. Ogni istante è un dono e ogni imperfezione solo il segno della vita che scorre, con o senza internet: il cielo non cambia colore, gli uccelli non smettono di volare, le foglie cadono ancora.