Top

“Amica, mi girano le pale”. “Anche a me”

remo

“Amica, mi girano le pale”. “Anche a me”

Adoro il vento. Da sempre. Forse anche per questo sono innamorata dell’oceano, delle città di mare, del ponentino romano, delle folate forti di quando abitavo a Urbino (Urbino ventoso diceva Pascoli). A Torino il vento è un po’ come i torinesi: timido, non vuole disturbare, non osa. O come diciamo qui, sbagliando, “non si osa”.

Oggi c’era un super-vento. Nella conca fra colline e montagne è raro. Spuntato dal nulla a spazzare la nebbia mentre la mia compagna di remate ed io eravamo in barca. Arrivate all’idrovora di Moncalieri siamo state investite da mulinelli di foglie che vorticavano, onde e folate imprevedibili. I remi non rispondevano ai comandi, un po’ come quando apri il finestrino dell’auto e metti la mano a cucchiaio e l’aria la ribalta.

Ecco, facevamo così. Alcune volte prendevamo acqua, altre aria. Non ci siamo spaventate ma di sicuro impegnate. Che fatica. Abbiamo dovuto mettere un sacco di forza nelle gambe, nei glutei, nella pancia e nelle braccia per evitare argini, tronchi che spuntano nel fiume in secca perché non piove dall’8 dicembre e ponti. Ci siamo sentite fragili, un po’ come una barchetta di carta, ma forti per essere insieme “nella stessa barca”. A un certo punto ci siamo dette “Amica mi girano le pale”. “Anche a me”. Abbiamo riso. Credo che lo adotteremo.

Fra una palata e l’altra e una spinta fra le foglie che cadevano in acqua o cercavano di entrare in gola, siamo arrivate. Dignitose, stilose e divertite come sempre ma stanchissime.

Grazie vento, hai reso la nostra uscita speciale. Grazie amica che oggi timonavi tu. Grazie fiume, grazie Monviso che sei apparso nitido e maestoso, grazie onde, uccelli, correnti, folate che rendete ogni viaggio unico. Grazie che mi insegnate l’irripetibile bellezza del momento presente. Un dono, sempre.