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“Povere creature!” è il Cinema: visionario, sontuoso, sfrenato

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“Povere creature!” è il Cinema: visionario, sontuoso, sfrenato

Il cinema. Il Cinema. Anzi IL CINEMA! La sospensione dell’incredulità. La magia. Niente di quello che vediamo è vero ma crediamo a tutto, siamo lì in ogni istante, dalla prima scena all’ultima. Yorgos Lanthimos in “Povere Creature!” ci porta in un mondo strano ed estraneo che però risuona subito con qualche pezzo delle nostre storie. C’è un padre che si chiama Dio, God, e manipolando una donna incinta che si è appena buttata nel fiume crea una persona con il corpo da adulta e il cervello della bimba. Si chiama Bella Baxter ed è bellissima.

Golosa di vita e di imparare, di sesso e di esperienze, nel suo percorso incontra maschi che la vogliono imprigionare, il padre che non la fa uscire, il fidanzato che vuole sposarla, l’amante avventuriero che quando Bella rivendica la sua libertà, non riesce a tollerarla, l’ex marito violento che la vuole riportare alla sua vecchia vita con lui.

L’ambientazione è steampunk, cortocircuito temporale che ci porta nella fantascienza all’epoca delle macchine a vapore, della rivoluzione industriale con abiti e architetture gotiche e vittoriane.

C’è il tema del viaggio, quello geografico, ma soprattutto quello dell’eroe, dell’eroina in questo cas,o che parte, affronta difficoltà e ostacoli, si autodetermina e si realizza.

C’è la musica meravigliosa di Jerskin Fendrix, fantastico nome d’arte di Joscelin Dent-Pooley, nato nel 1995 (ha 29 anni) e senza dubbi un talento da seguire, che parte da pizzicati minimali, stonati e acquatici che accompagnano i balbettii di Bella piccola, fa incontrare valzer e musica portoghese nella scena di ballo che diventa grottesca, musica dodecafonica per esprimere complessità, le cornamuse e poi l’avanguardia per raccontare l’esperienza del bordello e chissà quante citazioni di film.

C’è la fotografia spettacolare di Robbie Ryan, i costumi sontuosi di Holly Waddington e le scene di Shona Heath e James Price che ci guidano in città visionarie, Londra, Lisbona, Alessandria, Parigi fra navicelle sospese, ponti che non finiscono, palazzi vittoriani.

E poi c’è il colore estremo, esagerato, pieno che dialoga col fisheye bianconero dell’inizio. Emma Stone fantastica (da vedere in originale), William Defoe, Mark Ruffalo.

E il mondo popolato di animali mezzo maiale e mezzo oca, mezzo gatto e mezzo cigno. E poi i poveri, di là, intoccabili, irraggiungibili, a suscitare sentimenti di impotenza e pena e dolore che toglie il fiato.

Film bellissimo. Qualcuno ha parlato di film femminista perché Bella si autodetermina, scopre il corpo, la libido, sceglie, cresce, capisce che vuole studiare medicina, si circonda delle persone che ama e trasforma in creature non pericolose e ridicole quelle che non ama.

Non è un film femminista, anzi è pervaso dal “male gaze” lo sguardo maschile che racconta le donne, quello che Laura Mulvey in “Visual pleasure and narrative cinema” chiama “scopofilia”, il piacere di guardare maschile rivolto all’oggetto femminile, patriarcale e maschilista con variante voyeuristica o feticistica.

Bella è bellissima ed è la femmina che ogni maschio vorrebbe: bella appunto; creata con un cervello bambino, a cui insegnare tutto, compreso la sottomissione; mai sazia sessualmente; incapace di scegliere la libertà, dipendente dal maschio patriarcale (padre, marito, amante). Ma le cose non vanno mai secondo i piani, è una delle poche certezze della vita, e Bella diventa tutt’altro: libera, autonoma, intelligente, determinata, forte. Ora è la donna che fa paura. Direbbe Mulvey, quella che attiva la paura della castrazione.

Il tema non è il femminismo ma la libertà della persona.

Film immaginifico, ricco, visionario, surreale, barocco, pieno, meraviglioso. Resta negli occhi, nelle orecchie e nel cuore ma tocca anche gli altri sensi, quelli dell’haptic, contro l’optic cinema (occhio e orecchio che creano distanza fra oggetto e soggetto), Bella e gli altri personaggi coinvolgono i sensi del toccare e farsi toccare, annusare, gustare, essere pelle, due metri di organo di senso. Il Cinema.