Sono afflitta da aperi-fobia. Ecco le mie 10 paure
Adoro le ore del tramonto, quando tutto cambia e niente resta per più di un istante. In quel momento di solito lavoro. Ma quando sono libera c’è il rischio che scatti l’aperitivo, o peggio l’aperi-cena o l’aperi-chissàche.
Niente di male a dedicarsi un “aperiritivus” che apre la via alle secrezioni gastriche. Meraviglioso un bicchiere di Timorasso con grissini o una birra con due olive. Ma tutto con garbo, igiene e distanza.
Il problema è nei locali con i vassoi al bancone o nelle case. Lì mi scatta la “aperi-fobia”. Ovvero il terrore di quello che succede al cibo. Ecco le mie 10 personali ossessioni:
- la manica o il polsino dell’avventore/trice che finisce nella ciotola e tocca i cibi;
- la forfora che rischia di spolverare i vassoi lasciata con nonchalance da quel signore appoggiato al bancone;
- la mano che fa cadere un paninetto a bordo piatto e lo ributta su furtivamente;
- il colpo di tosse mal assestato o una gocciolina di saliva che viaggia;
- le cose crude che dovrebbero stare al freddo e che si squagliano nei vassoi, fra tutte la maionese;
- le contaminazioni fra cose che non stanno bene insieme e che invece sono lì, unite;
- salse e creme e cose pasticciate che non si capisce cosa contengano;
- il temibile finger food, perché le dita, prima di trovare il loro sedano ripieno ne toccano altri 3, non parliamo delle cose prendibili a manciate;
- paste e risotti che diventano freddi e cose che sono più buone fredde e che si scaldano;
- le posate usate per cose con le uova o con il pesce usate dove rilasciano profumi fuoriposto.
Sono l’unica ad avere questa fobia?
Foto di Giacomo Alonzi su Unsplash