Sii zebra! Perché alle zebre non viene l’ulcera. Bob ed io.
Uno dei più bei libri sullo stress e su come agisce su corpo e mente è “Perché alle zebre non viene l’ulcera” di Robert Sapolsky, professore di biologia e neurologia. Si cita spesso nei protocolli per la riduzione dello stress (MBSR), di cui sono innamorata e che conduco con Adesso Mindfulness.
Lo stress
Spiega in termini chiari e in modo divertente quali sono i meccanismi dello stress e perché rischiano di diventare poco salutari. Per farla semplice, la zebra nella savana deve scappare al leone, quindi il corpo si organizza: il battito cardiaco aumenta, così il ritmo respiratorio, la forza nelle zampe si potenzia, la pressione arteriosa cresce e così l’ossigenazione di muscoli. In quel momento la funzione digestiva, riproduttiva, quella che regola il sonno, la crescita o il sistema immunitario sono disattivate. Bisogna sopravvivere, lì nella corsa, non ovulare, digerire gli arbusti o difendersi da un raffreddore.
Poi delle due l’una: o il leone mangia la zebra e fine dello stress; oppure il leone mangia qualcun altro e allora la zebra si rilassa: dorme, si riposa, lascia che le funzioni biologiche cambino modalità. Lo stress acuto le ha salvato la vita. L’attivazione delle funzioni “Fight/flight” attacco/fuga” può lasciare spazio a “Rest/digest”, riposo e digestione.
Lo stress cronico
Noi umani non siamo zebre. Facciamo due errori: 1) interpretiamo come molto stressanti eventi che non lo sono: una lite sul lavoro, un colpo di clacson, un imprevisto; 2) lasciamo che lo stress diventi cronico: quindi quella lite, quel clacson, quell’imprevisto ce li portiamo a casa e poi a tavola e poi a letto. Non mangiamo bene o mangiamo troppo o troppo poco o non digeriamo, dormiamo male, ci viene la pressione alta, la psoriasi, l’ulcera, il cagotto, la depressione, il diabete o peggio.
Un po’ come se la zebra cominciasse a rimuginare: eh si stavolta mi è andata bene ma domani? E se avesse mangiato mia sorella? Perché proprio me in tutta la savana? E perché io io io?
Le zebre sanno affrontare lo stress nella fase acuta, come è funzionale, e poi lo lasciano andare. Non fanno in modo che diventi cronico. Visto che parlo sempre di questo ai webinar e ai seminari, una persona preziosa mi ha regalato una zebra di peluche. L’ho chiamata Bob (diminutivo di Robert, l’autore del libro). Ogni volta che lo stress diventa troppo forte, guardo Bob e penso in zebrese, abbracciando l’unicità del momento presente, mi fermo, mi riposo. E sorrido. Bob è il mio istruttore di mindfulness. Mi insegna a stare. E a non prendermi troppo sul serio. Saggio, unico, meraviglioso Bob.