Come un frullatore può insegnarci a fare acquisti più consapevoli
Anche a voi capita di innamorarvi di un elettrodomestico che vi renderà migliori, vi salverà la vita e non potrete più farne a meno?
A me sì. E la cosa più divertente è che a volte l’infatuazione dura qualche mese, a volte qualche giorno e poi il povero rimane lì, trascurato, a volte abbandonato come un relitto di nave spiaggiata a togliere spazio al ripiano della cucina dove l’unico accessorio utile è lo spazio.
Mi è capitato con la vaporiera, la macchina del caffè con filtri di carta, lo spremiarance a leva. Con altre cose no: la risiera è ancora lì attiva e sorridente.
Poi ho imparato e molto ho ancora da imparare, che questo atteggiamento consumistico alimenta se stesso, non basta mai. Più abbiamo e più vogliamo. E capita con le scarpe, i vestiti, il cibo, la tecnologia, le persone. E non è solo colpa del marketing. La nostra natura compulsiva desidera desidera desidera sempre (quando non odia).
Ecco alcune regole per fare spese più consapevoli, per noi e per l’ambiente:
- mettere spazio fra l’impulso e la reazione automatica all’acquisto. Almeno una notte, meglio se due o tre;
- chiedersi se è utile, se non ne abbiamo già uno simile in cantina che magari basta riciclare, riusare, riadattare, riparare, alcune delle preziose r di Latouche;
- non affidare all’oggetto aspettative che non gli competono: è solo un frullatore non un riparatore di danni emotivi;
- chiederci cosa potremmo fare con quella cifra: tre libri, 8 film, una cena fuori per due?
- consultarci con qualche amico/amica che ci aiuti a fare la lista di pro e contro e magari ci riporti al punto 1 o 2;
E se ancora l’oggetto è lì, ci chiama, ci piace, ci sarà utile e ci accompagnerà nelle nostre colazioni, allora sì, acquistarlo con felicità, senza sensi di colpa ma con responsabilità. Con la gioia di un regalo, di un acquisto consapevole e ponderato, di qualcosa per cui essere grati.