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Le onde-pensiero dell’inadeguatezza e le antenne sottili

Foto di Nick Fewings su Unsplash

Le onde-pensiero dell’inadeguatezza e le antenne sottili

Ogni tanto emerge un’onda-pensiero: solo a me capita così. Poi, come tutti i fenomeni, si infrange nel mare delle possibilità e della condizione umana condivisa e torna ad essere: ma siamo tutti e tutte così, non c’è nulla di speciale, nulla di sbagliato, va bene così. Poi in certe occasioni l’onda torna prepotente a farmi sentire inadeguata.

Faccio un esempio: il Salone del Libro di Torino. Ma potrebbe essere qualsiasi altro evento. Appuntamento bellissimo per chiunque ami leggere, scrivere, ascoltare storie. Io desidero andare a incontri, vedere persone, salutare amici, lavorare e subito mi sento male. Mi manca l’aria, mi sento costretta dalla folla, come un salmone che risale la corrente. Il primo problema è che respiro male e le antenne della mia pelle si sentono troppo sollecitate.

Ci sono luci che assomigliano a quelle dei supermercati, che non fanno sbattere le palpebre e subito mi viene mal di testa e voglia di uscire. Medito, imparo a stare con quello che c’è e mi dico: ci puoi stare ancora un respiro. Ci provo. Ci sto ma a disagio.

Poi ci sono i suoni, un brusio indistinto che fa male alle orecchie. Sono un caso strano: ai concerti mi porto sempre i tappi per le orecchie. In ogni sala o stand ci sono persone che parlano al microfono, se ti avvicini le senti bene, ma tutt’intorno è un brulicare cacofonico di parole e interventi e brusio indistinto. E se incontri qualcuno alzi il volume e tutti fanno così e allora ti pizzica la gola come quando esci la sera e c’è la musica ad alto volume e tutti urlano.

L’onda-pensiero è: solo a me capita così. Gli altri e le altre dicono solo di essere stanchi e stanche. Li e le ammiro. Io invece credo di essere ipersensibile, inadeguata, incapace di stare a lungo nelle fiere, nei supermercati, nell’aria condizionata, negli aeroporti. Qualcosa in me si rompe e fa fatica ad aggiustarsi e ci provo e respiro e cerco l’agio nel disagio ma il disagio vince e penso di essere fatta male. Poi scappo e tocco un albero, metto la mano nel fiume che sia trasparente o fangoso, pesto la terra e respiro di nuovo, riconciliata coi suoni, le luci e l’aria. Per fortuna manca un anno al prossimo Salone.

Foto di Nick Fewings su Unsplash

Immagine: il Lou Ruvo Center for Brain Health in Las Vegas, disegnato da Frank Gehry.