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Togliere l’articolo dai cognomi femminili: un esercizio di parità

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Togliere l’articolo dai cognomi femminili: un esercizio di parità

Per anni mi sono definita “la Rosso”. A scuola le professoresse erano “la” Bianchi, mentre i professori erano sempre solo “Bianchi” senza articolo. Ho molte amiche che hanno profili sui social con l’articolo: “LaVerdi”, “LaNeri”, “LaRossi”.

Quando ho scritto la tesi di dottorato, la mia visione del mondo è cambiata. Ho avuto la fortuna di avere una relatrice femminista. Mi ha corretto ogni volta che traducevo dall’inglese “dancer” in danzatore, ignorando di essere una “danzatrice”. Alcune osservazioni mi sono sono sembrate estreme. Ad esempio quando mi ha chiesto di cambiare “il corpo”, con una parola femminile per “corpo”. In italiano non c’è. “Corpo è maschile” protestavo io. “Prova a cercare una corpa” diceva lei. La lingua è un sistema oppositivo e differenziale dicevo citando Ferdinand De Saussure. Il sole è l’opposto della luna, magari sono invertiti come in tedesco in cui “Die Sonne”, sole, è femminile, “Der Mond”, luna, è maschile.

Quegli insegnamenti sulla lingua maschilista hanno cominciato a scavare mille domande. Quando intervisto una assessora, dottora, poeta, chiedo sempre come desidera essere chiamata. Ma soprattutto ho capito che dobbiamo cominciare noi donne a bandire gli articoli riservati al femminile. Finché diciamo “La Appendino” per indicare la sindaca di Torino senza aver mai detto “Il Fassino” o “Il Chiamparino” continuiamo a perpetrare uno sguardo che rende le donne oggetti: come la forchetta, la penna, la pizza. mentre gli uomini restano persone. A meno che non veniamo dalla Lombardia, non usiamo l’articolo per le persone, non c’è “il Mario”, “la Anna”. E in questo caso sono pari.

Il Fassino sembra un tipo di grissino, il Chiamparino un aperitivo. Sembrano subito cose e ci fa strano. Sulle donne meno, con la scusa che suona meglio, ma è solo una scusa. Sì perché gli articoli determinativi si riservano a categorie generali di persone, animali, oggetti, concetti, come dice Treccani. Mettere il la al femminile è oggettificare.  Quindi possiamo iniziare da oggi stesso a non usare l’articolo per le donne. Io faccio di peggio. Correggo gli amici e le amiche, spiegando questa cosa come una maestrina petulante. Sono piccole gocce di una nuova consapevolezza. Vi chiedo scusa. Ma se lo facciamo tutti e tutte, soprattutto con le persone più giovani di noi, il mondo diventerà un luogo più paritario. Le parole diventano pensieri. I pensieri azioni. Le azioni fatti.