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Fase 2: perché non ho fretta di uscire dal guscio. Ho trovato rifugio

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Fase 2: perché non ho fretta di uscire dal guscio. Ho trovato rifugio

La fase 2 è iniziata e per me non è cambiato nulla: non ho fretta di uscire, non ho urgenza di vedere luoghi e persone, non ho bisogno di cambiare abitudini. Arriverà tutto, piano piano.

Non perché non mi manchi la mia famiglia (nel tempo e nei viaggi ci siamo abituati a stare mesi e mesi senza incontrarci di persona) o vedere il fiume scorrere o stare a mollo nell’acqua termale ma perché questi due mesi sono stati preziosi e non voglio sprecarli. Mi hanno insegnato a prendermi cura di me, della casa, delle persone e delle cose che amo.

Sono stati giorni di protezione, di guscio e soprattutto di rifugio, Da re-fugere, fuggire indietro, in qualche modo costruirsi una tana che è esilio, cuccia, capanna. Ho preso rifugio e ci sto bene.

Ho fatto cose impensabili prima della pandemia. Ho portato in casa, che è una casa che mi assomiglia, funzionale e colorata, vivace e compatta, cose lontane che sono diventate accessibili, ho coltivato vicinanze da lontano, ritrovato amici, riscoperto amiche. Ecco alcune delle cose che ho sperimentato, non sono in ordine di importanza:

  • quattro allenamenti a settimana di kalarippayattu, arte marziale indiana che è insieme danza, yoga, attacco, difesa, disciplina spirituale, armonia, forza, grazia, eleganza, allenamento impegnativo, concentrazione;
  • meditazioni di tutti i generi, laiche, zen, guidate, silenziose, con grandi maestri da Jon Kabat-Zinn all’A.me.co, dall’ecosattva, ecologia e zen con Dario Doshin Girolami a Pema Chondron:
  • mi sono dedicata a nuovi progetti e, con Marco, compagno di master in mindfulness abbiamo dato vita ad Adesso Mindfulness, conduciamo almeno 6 pratiche a settimana, ci confrontiamo e ci curiamo del sito, delle immagini, dei testi, di imparare una dall’altro e viceversa;
  • ascolto musica classica tutti i giorni per ore sintonizzata su radio3 e ogni tanto piango di bellezza;
  • faccio entrare in casa lezioni che amo, ma soprattutto persone gentili. Come quelle di cucina di Pietro Leemann, chef stellato vegetariano, che da casa sua, con le prese volanti a vista, cucina in modo semplice, salutare, bio ed ecologico;
  • ho ritrovato persone con cui ho condiviso pezzi importanti di vita e che sono nel tempo scivolate via dalla vista ma non dal cuore. Ci è bastato ritrovarci al telefono per capire che tempo e spazio non esistono. L’ho raccontato qui;
  • coltivo un rapporto sano con una persona in particolare, imparando a gestire i momenti comuni e quelli da soli, senza accomodarsi nella culla della dipendenza o abbandonarsi alla sciatteria ma nutrendo il tempo insieme di fantasia, gioco e armonia, con cura e impegno accogliendo anche le rispettive fragilità;
  • passo tanto tempo sola, con pause dal telefono e da tutto, in silenzio, per elaborare i lutti, piccoli,  grandi e grandissimi, della vita. Sto a contatto con le emozioni, lasciandole fluire, anche quando spiacevoli;
  • leggo tanto, più racconti che romanzi, più poesie che saggi; vedo serie tv, soprattutto miniserie, qualche classico del cinema;
  • continuo le lezioni di yoga portando in classe zoom persone nuove con cui diventare piccola famiglia.

Questo è la tana in cui mi sono rifugiata.

 

www.adessomindfulness.it

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