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Come lo yoga può aiutare chi rema a remare meglio

Foto di kike vega su Unsplash

Come lo yoga può aiutare chi rema a remare meglio

Di solito chi rema pensa che lo yoga sia lento e statico, chi fa yoga pensa che il canottaggio sia noioso e ripetitivo. Chi pratica tutti e due nota i benefici dell’uno trasmigrare nell’altro. Per me sono meravigliosi e complementari.

Cosa hanno di diverso

Remare è uno sport, la competizione è nella sua natura. Lo yoga è l’arte di unire corpo e mente mediante il respiro e non ha nulla di competitivo (spesso invito a praticare ad occhi chiusi), anzi, insegna a lasciar andare ogni forma di gara con gli altri ma soprattutto con se stessi.

Cosa hanno in comune

In comune hanno il ritmo che scorre: il tempo diviso in 3. Il respiro yogico riempie, tramite il diaframma, prima la pancia, poi il torace e poi le vie aeree alte e svuota prima le vie aeree alte, poi il torace e poi la pancia. Proprio come il movimento del canottaggio: gambe, busto e braccia nella fase di attacco; braccia, busto, schiena nella passata.

Nello yoga c’è navasana la posizione della barca.

Quando si è in barca, come quando si è sul tappetino, non esiste niente altro che esserCi, nel flusso, nel respiro, nel momento, coltivando curiosità, apertura e presenza.

In cosa lo yoga aiuta il canottaggio

  • Respiro. Grazie al pranayama alleniamo il respiro in modi diversi e questo aiuta a non andare in apnea quando siamo sotto sforzo o in gara.
  • Concentrazione. Testa in barca si dice. Consapevolezza del respiro e quello che sente il corpo, istante per istante, palata dopo palata, respiro dopo respiro.
  • Equilibrio, propriocezione e percezione di sé nello spazio rendono i movimenti più fluidi, precisi e stabili.
  • Forza. Molti asana dello yoga si svolgono in isometria, con contrazioni muscolari statiche che rendono più potenti.
  • Flessibilità. Lo yoga aiuta ad essere più elastici e e aumenta la mobilità articolare prevenendo infortuni e allungando la vita di muscoli a articolazioni. Il canottaggio è completo ma gli mancano aperture, allungamenti e torsioni che lo yoga gli può offrire.
  • Profondità. Lo yoga agisce anche sulla miofascia, in profondità, nutrendo tendini, legamenti e ossa.
  • Resistenza. Tenere un asana nel tempo, rendendolo “stabile e confortevole” come dice Patanjali, insegna ed essere più resistenti allo sforzo.
  • Ascolto. Con le orecchie, con la pelle, con i sensi sottili. Si impara ad sentire quello che avviene nel corpo: calore, respiro che cambia, energia che scorre, così come si sente il proprio corpo diventare tutt’uno con la barca.
  • Rilassamento. Dopo che i muscoli hanno lavorato è bene concedersi del tempo per lasciare che gli effetti della pratica agiscano. La fase di recupero è preziosa.

Foto di kike vega su Unsplash