Viaggio in Mongolia, giorno 14: lungo trasferimento verso Moron
Una giornata con tante stagioni e tanti paesaggi: dal fresco del mattino presto a un lungo viaggio che attraversa deserti, montagne, saliscendi erbosi. L’unica costante è lo spazio che si srotola sotto le ruote e davanti agli occhi. Il cielo che avvolge e allarga, gli occhi che non bastano a contenere tutto. Come si può chiamare questa immensità che dà quasi un senso di vertigine? Ha un nome? Oltre allo spazio ci sono i veri abitanti della Mongolia: gli animali. Yak, mucche, pecore e capre che si scostano dalla strada di malavoglia quando passi, e poi cavalli, cammelli. Arriviamo a Moron che è una città caotica e ammassata. Un po’ di lamiera e un po’ di souvenir sovietici, verde tutto intorno. Dormiamo in una guesthouse con le gher anche loro caotiche e ammassate. Sono così terrorizzata di provare il bagno che smetto di bere nonostante il caldo, tanto più che qui non posso neanche infrattarmi fra le rocce. E invece a sorpresa, è bello. Con vera acqua che scorre e tanto di lavandino.
La lezione di oggi è: le aspettative rovinano le giornate di sole e le piccole scoperte. Non aspettarti nulla, sii sempre curiosa, lasciati stupire.