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Viaggio In Mongolia, giorno 12: l’acqua cristallina del White Lake

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Viaggio In Mongolia, giorno 12: l’acqua cristallina del White Lake

Quattro stagioni in 300 km in una lunghissima giornata di viaggio in UAZ: primavera alla partenza alle 6 del mattino con un bel fresco, estate nelle ore centrali della giornata, autunno di pioggia nella steppa e conclusione al White Lake, dove appena va giù il sole fa freddo. La famiglia che ci ospita offre la cosa più buona che mangerò in questo viaggio: una sorta di focaccia fritta zuccherata, fragrante e golosa nei suoi strati che mi ricordano un po’ la crescia sfogliata di Urbino. Lascia sulle dita un profumo di olio delicato e dolce. Non riesco a smettere di spezzettarla e mangiarla mentre la mamma fa le palline di qualche prodotto caseario e il figlio gioca con la ciotola piena. Non sono da dolci, non li mangio mai o quasi ma questa focaccia è un tuffo in un altrove, forse anche nel passato, un cibo-casa che rincuora le papille e massaggia il cuore. Ha il sapore dell’inaspettato e il profumo della sorpresa: la dolcezza che mi mancava in Mongolia, dove tutto è molto forte, ruvido, estremo. Mi basta poco per essere felice quando si mangia. E finalmente non è carne o uova.

Terkhiin Tsagaan nuur (White Lake) è un lago su un letto di lava a oltre 2000 metri, sotto il vulcano Khorgo. Ci sono spaccature di basalto, pini siberiani e un paesaggio che ricorda un po’ la Svizzera come se fosse però allargata ai lati e schiacciata sopra e sotto: meno vette e più spazio però tantissimi prati verdi verdi, alberi e roccia. Le acque del lago sono trasparentissime e flora e fauna sono protette. Il tempo non è bellissimo, quindi al vulcano si andrà domani. Ora non resta che respirare la bellezza del lago e il suo continuo cambiare colore. Sì c’è il bianco, più che altro l’argento, ma anche una gamma di rosa, arancio, ocra, turchesi bellissima che fanno a gara con il cielo nello specchiarsi e rispecchiarsi a vicenda.

Ormai sappiamo come dosare la legna nella stufa e fino all’alba, indossando pile nel sacco a pelo e cuffia per la testa, dormo bene. Domani chiederò una coperta in più. L’umore ormai è stabile.

La cosa più divertente è il bagno. Visto che la fossa è puzzosissima, per trovare un po’ di privacy, mi nascondo dietro una roccia. Un vero viaggio in salita. Sono più di 300 passi decisi con una bella pendenza a oltre 2000 metri. Camminiamo dai 16 ai 20 chilometri al giorno, dice il telefono, ma bisogna aggiungere le gite in bagno in cui non porto il telefono. Tornerò in forma anche se qui non posso remare. Già, remare mi manca e qui che c’è il lago ancora di più.