Paris 24: le 10 cose che ho imparato da queste Olimpiadi
Non seguo lo sport in tv, nessuno, perché o non lo capisco o mi annoia o non esiste per la tv.
Le Olimpiadi però, da sempre, rappresentano uno spazio diverso, come un lusso, un regalo, un tempo sospeso in cui tutto è possibile. Una sorta di tregua olimpica: via le guerre, via i pregiudizi, sì alla curiosità e allo stupore.
Le cose che ho imparato da queste Olimpiadi sono:
- gli atleti e le atlete hanno una grande consapevolezza di quello che provano, soprattutto delle emozioni. Distinguono “delusione” da “amarezza”, specificano che sono “felici” o provano “gioia”;
- nelle interviste spesso le risposte sono più mature, adulte e opportune delle domande;
- le emozioni sono una gamma in un ventaglio ampio eppure si manifestano spesso con lacrime e abbracci: gioia, rabbia, disperazione, commozione; e le lacrime, come le risate, sono contagiose. Non importa se le squadre vengono dal Nord o dal Sud del mondo, in paesi dove il contatto è più caldo o freddo, che colore ha la pelle, lacrime e abbracci sono uguali per tutte/i;
- amo gli sport in cui alla potenza si unisce eleganza, coordinazione, grazia, insieme. In particolare adoro la ginnastica artistica che praticavo senza grandi risultati da piccola ma anche la ritmica o i tuffi perché tutto è calcolato al millimetro e l’errore può essere fatale. A chiunque. Il salto in alto o in lungo ha dei tentativi. Va male, riprovi. Lì, invece, se metti un mignolo fuori dalla trave o un nastro si incastra sei fuori. E capita a tutte/i: l’errore è democratico, la palla è rotonda, tutto può succedere, in pedana e nella vita;
- il tatuaggio a 5 cerchi dona e dà coraggio, ce l’hanno in tante/i. Intanto fin lì ci sei: l’importante è partecipare;
- le unghie sono lunghe e laccate in quasi tutti gli sport, compresa la pallavolo. Ginnastica artistica, tuffi, nuoto, che unghie! Solo la ritmica le evita. Simon Biles dichiara: “Mi servono a capire se sto sbagliando”. Io con le unghie ad altezza polpastrello non so neanche digitare sulla tastiera;
- i momenti kiss and cry, in attesa dei risultati, sono una palestra per allenare la percezione delle emozioni, proprie e altrui;
- quasi tutte le atlete/i ringraziano lo staff, chi allena, la squadra. Si respira gratitudine perché nulla si fa in solitudine. Da soli si va più veloce, insieme più lontano; se sono qui è grazie a chi è con me;
- si sta col fiato sospeso, si tifa, si ha paura che uno cada, che una si inciampi, che quell’attrezzo mobile scivoli e questo pieno di emozioni fa sentire vive/i, un più di vita che appaga, quasi come fare sport;
- Le Olimpiadi accadono ogni 4 anni e questa diluizione nel tempo le rende preziose, ancora più uniche: sarebbe bello vivere ogni istante con quella stessa presenza di unicità e irripetibilità. Panta rei, tutto scorre. Qui e ora dice Velasco. Ichi-go, Ichi-e dicono in Giappone: c’è solo questo momento: non sprechiamolo.