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Filosofia del canottaggio: cosa mi insegna della vita

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Filosofia del canottaggio: cosa mi insegna della vita

La vita è difficile, complessa, meravigliosa anche perché la si sperimenta subito in bella, senza brutte copie e possibilità di cancellare. Quindi appena si ha una passione diventa metafora della vita: lo sono il calcio, il tango, il tennis, il cinema, la corsa e per me in questo momento il canottaggio. Speriamo sempre che possa insegnarci qualcosa di utile nella vita.

Per me remare è filosofia, meditazione e modo di vedere le cose, anzi è proprio una Weltanshauung, una visione del mondo. Ecco le prime 5 cose che mi insegna ogni volta che salgo in barca.

Prima di tutto remiamo all’indietro, ovvero guardiamo il passato per andare verso il futuro ma siamo di schiena e quindi serve coraggio, immaginazione e flessibilità per girarsi e non scontrasi con rami, sponde, ponti e altre barche.

Ascoltare: la musica delle pale nell’acqua, il ritmo della barca che si accorda a quello del cuore e dell’equipaggio. Le orecchie, di solito, ti dicono se anticipi, sei in ritardo, spruzzi o fai altre stranezze. E la musica della barca che ti scorre sotto il sedere è magia. Un passo oltre c’è sentire che è ascoltare col corpo, un misto di propriocezione, equilibrio, armonia.

“Non scappare dal finale”. Credo che chiamerò così un racconto o un romanzo. È quello che ci urla la nostra istruttrice sull’8. La filosofia è: non avere urgenza di passare alla fase successiva del movimento, concludere, non essere già altrove. E, come diceva Calvino: “la fretta è la peggior nemica della rapidità”.

Chi credi di essere? A me piacciono le barche lunghe, l’8 o il 4 più del 2 o dell’1. Ho bisogno di compagnia, già passo molto tempo da sola scrivendo. Il canottaggio insegna a essere un umile pezzetto di ingranaggio, come una zampina di uno strano insetto ma non a imbucarsi. Appena molli gli altri se ne accorgono, appena sbagli fai sbagliare tutti. Invece quando fai bene, stai solo facendo il tuo dovere.

Ho caldo, ho freddo, ho tiepido. Sono una creatura dalla pelle sottile, come dimostrano le vesciche sotto i piedi quando danzo, sulle mani ora che remo. Sento tutto troppo, clima soprattutto. Eppure da quando remo non ci sono neve, nebbia, pioggia, afa, grigio, nebbia. O meglio ci sono ma non impediscono nulla. C’è solo il bisogno di stare nella natura con quello che c’è, così come arriva.