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Il pranzo di Natale fra mostri, attesi e non, e fughe

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Il pranzo di Natale fra mostri, attesi e non, e fughe

Alla fine sono stata più brava con le parole che con i fatti, come spesso succede. Avevo buoni propositi di fare un pranzo di Natale invitando i mostri, come ho raccontato qui.

E ho fatto di tutto perché fosse così. Solo che poi sono arrivate, oltre alle attese “Inadeguatezza”, “Insoddisfazione”,  “Tristezza”, “Mancanza”, “Nostalgia”,  etc. due altre temibili sorelle: “Risonanza” e “Amplificazione” e con loro “Difesa”.

Funziona così: una delle emozioni si manifesta in un altro commensale, supponiamo un piccolo attacco di tristezza (sì, morde a volte, non è sempre delicata nel suo arrivare) e quella fiammella accende la tua piccola scintilla di tristezza che va in “Risonanza” e insieme divampano in un fuoco di disperazione momentanea, che non riconosciuto, si trasforma in rabbia o altro. Tutto diventa gigante. E qui compare “Amplificazione” che si è annotata per bene, perché è una ragioniera del rancore, tutte le volte che una simile situazione l’ha fatta stare male attivando una delle sorelle di sopra.

A questo punto entra lei, la più efficace di tutte le forme di sopravvivenza: “Difesa”. Si mette uno scafandro anti-proiettile, anti-sfondamento, anti-intrusione, ti irrigidisce in modo da proteggere tutto quello che può in modo che non ti colpisca. E allora stai nella “Durezza” e nella “Rigidità” per non farti ferire da un commento inappropriato, una modalità tossica, una dinamica che riconosci e non ti piace. È un po’ “Freeze”, ti blocchi lì per non finire nel “Fight or Flight”, la reazione di attacco o fuga. Lei è da sempre la mia preferita: “Fuga”. Solo a dirla mi sento meglio.

La buona notizia è che tutto passa. E al prossimo Natale manca un anno. E, naturalmente sto drammatizzando, è tutto molto più piccolo e innocuo.