
Istruzioni per riparare il cuore, anche quando non è rotto
1 Scegliere un cuore bello.
2 Lasciare scivolare il proprio cuore vicino al cuore scelto. Senza fretta.
3 Sentire che, piano piano, i cuori si toccano nel punto in cui pelle e muscoli e sterni e seni creano spazio.
4 Lasciare i cuori vicini ad annusarsi, pulsarsi e spegnersi eventuali paure a vicenda.
5 Attendere che le costole si ammorbidiscano e si aprano come tende di un palco. Usare le braccia per completare il contatto, stringendo con delicatezza.
6 Respirare insieme, ascoltare la musica dei battiti, non forzare.
7 Diventare fluidi e ondosi e seguire il ritmo. Stare. Sentire. Abbandonarsi.
8 Quando si avverte un fluido caldo che scorre da un cuore all’altro diventando uno, comincia la guarigione: nei cuori infranti le fratture si riempiono d’oro come nel kinstugi, l’arte giapponese di riparare la ceramica rotta; nei cuori ammaccati un soffio caldo gonfia la parte avvallata; in caso di cuori induriti un piccolo scalpello comincia a intaccare la pietra; per i cuori lividi cambia l’arcobaleno di colori; se i cuori sono sani si rinforza il sistema immunitario.
9 Restare insieme a ripararsi il più a lungo possibile. Aggiungere labbra e sguardi e pelle a piacere.
10 Nel corso della giornata ricordare (da re- e cor, cordis, cuore), riportare al cuore la sensazione.
Posologia: Ripetere più volte al giorno. Meglio al mattino appena svegli e la sera prima di addormentarsi.
Non si registrano effetti collaterali. L’uso prolungato potrebbe portare a un aumento di buonumore e leggerezza e persino benevolenza.
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