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La bicicletta verde: chi ha un sogno vuole solo che si realizzi.

Cinema e biciclette. Ci sarebbero argomenti per una tesi di laurea.
Da Ladri di biciclette (1948) di De Sica a Il postino (1994) di Michale Radford passando per lo splendido Il ciclista dell’iraniano Mohsen Makhmalbaf 
(1989), Le biciclette di Pechino (2001) di Wang Xiaoshuai fino al film di animazione Appuntamento a Belleville (2003).
La bicicletta non è mai solo un pezzo di ferro con le ruote. È un sogno, un mito, un simbolo di libertà. O anche semplicemente un mezzo per muoversi o realizzare un desiderio.
Ne La bicicletta verde della regista Haifa Al Mansour, interamente girato in Arabia Saudita, è quasi un’ossessione.

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Amour. Chi ama non ha scelta. E forse anche chi è amato.

Chi ama non ha scelta. Ama e basta. Lotta e va avanti in nome del suo amore. Una fede. Una forza cieca. Una furia che non si può non seguire. Questo è amore. Per questo lo straordinario film di Michael Haneke, vincitore dell’ultimo Festival di Cannes, si chiama Amour. I protagonisti sono due ultraottantenni, gli strepitosi Emmanuelle Riva e Jean-Louis Trintignant. Dalla prima inquadratura sappiamo come va a finire. Non bene. Poi Haneke ci accompagna a un concerto facendoci capire come la musica sia il filo conduttore della vita e delle passioni in comune fra i due, il collante della loro vita insieme. In salone c’è un pianoforte a coda.

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Conflitti, fede e tanta amicizia al Religion Today Film Festival

Piccoli grandi protagonisti per piccole storie che diventano grandi e importanti. E universali nelle mani dei registi che sanno toccare le corde delle emozioni, quelle più autentiche. Fra i film in concorso al Religion Today Film Festival di Trento, il festival di cinema delle religioni, giunto al suo quindicesimo appuntamento, colpiscono molto due film che raccontano di incontri-scontri con fedi diverse.
In entrambe i casi il protagonista è un bambino o poco più.

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Cuatro mujeres descalzas: l’afa mangia l’anima a Buenos Aires

Il cinema in versione originale, magari con i sottotitoli in italiano, è sempre un’occasione da non perdere per entrare nell’atmosfera di un film.
Ieri, per summer edition dell’Aiace di Torino, al Centrale ho visto Cuatro mujeres descalzas (2005) dell’argentino Santiago Loza.
Quattro donne raccontano le loro angosce e i loro desideri in una Buenos Aires afosa e soffocante. Il clima denso, umido e appiccicoso sembra riflettere quello degli animi delle splendide interpreti.
Il film si apre sull’appartamento che Veronica (Maria Pessacq), la più infelice, sta lasciando per tornare a vivere con la madre: scatoloni, materasso per terra, parete di plastica trasparente per ridipingere. Un telefono per terra.

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Sette opere di misericordia: la miseria tocca il cuore

Se, come me, pensate che al cinema non si debba capire tutto e la trama non sia fondamentale, a meno che non si tratti di un giallo, Sette opere di misericordia dei fratelli De Serio è un film perfetto.
Le opere sono quelle corporali: dar da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti.
Perché nel Vangelo di Matteo Gesù dice “In verità io vi dico: ogni volta che avete fatto questo a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.