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I Taviani con Moretti a Torino: emozione, ironia e grande cinema

“Dovrebbero chiamarci guardatori di soffitti, non carcerati” recitano gli attori che, sdraiati sui letti, proiettano in alto il volto del figlio o della donna che amano o del loro passato libero. È uno dei momenti più toccanti del film dei Fratelli Taviani Cesare non deve morire vincitore dell’Orso d’Oro all’ultimo Festival di Berlino.
Si è appena conclusa al Cinema Massimo di Torino la proiezione del film con Paolo e Vittorio Taviani intervistati da Nanni Moretti.

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Oscar: alla fine i Lumière battono sempre Méliés

Notte degli Oscar: vince il cinema. Il film che racconta se stesso. Soprattutto vince la nostalgia per i film del passato. Ma fra la voglia di realtà (The Artist) e la seduzione dello spettacolo (Hugo Cabret) vince la fotografia del reale. Forse perché sognare fa troppa paura e bisogna mantenere un aggancio con la realtà. La battaglia fra il ben confezionato The Artist diretto da Michel Hazanavicius e interpretato splendidamente da Jean Dujardin e Bérénice Bejo e l’immaginifico, pur con qualche lungaggine, Hugo Cabret di Martin Scorsese celebra il cinema, le sue origini e la sua natura, doppia, sin dalle sue origini.

Mediazione fra vivi e morti: la sposa cadavere

Un vivace mondo dei morti e un morto mondo dei vivi. In mezzo una mediazione fra terra e cielo, colore e grigiore, amore e morte.
È quello che avviene ne La sposa cadavere (The Corpse Bride, 2005) un film di Tim Burton in stop motion, muovendo dei puppets, delle bambole, che ricalca la vicenda di Nightmare before Christmas arricchendola di un sottile tocco psicologico che aggiunge veridicità ai personaggi. Qui la lavorazione è più fluida, grazie alla tecnica gear and paddle, un complesso sistema di ingranaggi posti dentro la bambola, che consentono di cambiare, con delle brugole, l’espressione facciale.