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Primo compleanno: cosa ho imparato in un anno di canottaggio

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Primo compleanno: cosa ho imparato in un anno di canottaggio

Ormai è un anno circa che remo. Quante cose ho imparato dal fiume, dall’acqua, dalla fauna sul fiume, dalle insidiose piante acquatiche e da tutti gli insegnanti, ufficiali e non, che ho incontrato. Sono un’amante degli elenchi e quindi, seguendo il flusso, come farei se fossi in acqua, ecco le cose che ho vissuto, nell’ordine in cui vengono a galla. A tutte sono molto grata e vorrei ringraziare tutti gli esseri coinvolti:

  • non esistono l’odiato freddo o l’odiato caldo ma solo il freddo, il caldo e temperature che cambiano e stagioni che si alternano. Pensavo di non sopportare il freddo, invece, a parte la volta che sono tornata a casa coi piedi blu dal gelo, con le calze giuste, i capi tecnici e un po’ di coraggio si può remare tutto l’anno. Sono più forte;
  • le stagioni sono tutte bellissime, ognuna a modo suo: le foglie gialle, ruggine o rosse sugli alberi e poi la neve sui rami e poi le gemme e poi il verde e ora il secco. Sono più sensibile alla bellezza;
  • non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume, davvero: tutto cambia in ogni istante, l’unica cosa che non muta è il mutamento continuo: ora c’è corrente, ora vento, ora onde provocate da un motoscafo, ora un 4 da evitare, ora un nuovo nido di folaghe, ora arrivano le nuvole, sotto il ponte la voce rimbomba e dove ci sono argini il fiume è più mosso. Sono più attenta;
  • c’è tutta una vita che dagli argini si vede solo in parte: ci sono le tre oche che credo siano una famiglia arcobaleno e viaggiano sempre insieme, ci sono gli aironi cinerini che sono in coppia (queste due famiglie cambiano luogo e il fatto di incontrarle ogni volta ora sulla foce del rio Cavoretto, ora oltre il Sangone, mi dà un senso di pace e sicurezza, se ci sono loro, allora è tutto ok), ci sono le anatre e quando la mamma ha i piccoli vicino emette un verso minaccioso, ci sono gli svassi con la loro crestina punk arancio o nera, ci sono le folaghe che portano rami giganti nel becco e nel giro di poco tempo costruiscono un nido, ci sono uccelli neri che asciugano le ali aprendole e rimanendo sui tronchi, ci sono nutrie e un mare di pesci ed ecco che lo svasso si tuffa e riemerge con un pescetto nel becco. Remando mi sono accorta che in questo ricco ecosistema, questi strani esseri che si muovono su tronchi affusolati muovendo pale, noi che remiamo, siamo l’elemento che disturba. Eh no, il mondo non è antropocentrico e io non sono il centro del mondo. Sono più connessa con gli altri esseri viventi;
  • cominciare uno sport nuovo con un’amica è un modo per consolidare l’amicizia: oltre al piacere di condividere scoperte, sudori e risate, c’è la facilità di sapere che ci si ritrova lì e il rapporto ha più spinta, a volte si va più in profondità, a volte vola, proprio come la barca quando è in equilibrio e le pale entrano insieme. Sono più amica (adesso vediamo cosa dice lei);
  • a volte il rovescio dell’andare con un’amica è che conosci meno persone, un po’ come quando fai un viaggio in coppia e non da sola. Ma, dopo la Vogalonga a Venezia che ci ha permesso di allenarci con altri e fare nuove uscite, si stanno creando nuove relazioni. Grazie a tutte e tutti per le piccole avventure e gli insegnamenti: con qualcuno ho imparato dove mettere la pedaliera; con un’altra persona come stare in equilibrio; con qualcuno mi sono impantanata nelle alghe; con qualcuna abbiamo, colpa mia che timonavo ma pensavo si spostasse, urtato una nutria lenta; con altre abbiamo condiviso un succo di pompelmo con acqua gasata o un commento-consiglio in spogliatoio. Sono diventata più ricettiva;
  • remare ha un suo ritmo che dopo un po’ guida e culla e a me anche ipnotizza, bisogna rimanere nella concentrazione e nella presenza. Sono diventata più focalizzata;
  • arrivata qui mi sono accorta che non ho detto nulla sullo sport: è bellissimo, completo, si muovono gambe (tra l’altro per me che ho i due menischi mediali rotti, non essendoci torsioni e muovendosi su carrello e con poco peso, mi rinforzo senza dolore), schiena, addominali, braccia; si sviluppa forza, resistenza e fiato ma anche equilibrio e concentrazione, e si bruciano anche un bel po’ di calorie. Non so se venire dalla danza e dallo yoga aiuta, ma mi pare di sì. Sono più in forma;
  • muoversi in natura fa bene all’umore, tantissimo. Il Po è il posto più bello di Torino, mi riconnette con la natura e con la bellezza, mi fa scorrere intorno problemi, compiti e preoccupazioni e mi fa sentire parte del tutto. Per tutte le cose dette, per tutte le prime volte che ho raccontato in altre puntate e per quelle che ancora mi attendono, sono grata e felice. Sono più felice.

ps: nella foto non sto salutando. Sto cercando di mantenere in equilibrio la barca con una mano sola che porto alla coscia e poi su, bilanciando con il bacino, come sulle tavole propriocettive.