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India del Nord giorno 11: Alchi e Lamayuru, mitico Ladakh

Lamayuru

India del Nord giorno 11: Alchi e Lamayuru, mitico Ladakh

La bellezza di Alchi

Oggi c’è un bellissimo sole, finalmente. Salutiamo i nostri nuovi amici motociclisti inglesi e partiamo per Alchi, unico monastero non in montagna ma in piano (sempre a 3000 metri), costruito intorno al XI secolo. Si ritiene che sia opera di Guru Rinchen Zangpo conosciuto anche come “Grande Traduttore” dal sanscrito al tibetano o “Lothsawa”, responsabile della diffusione del buddhismo vajrayana nell’Himalaya.

Prima vediamo un grande tempio sikh, la confluenza dell’Indo e dello Zanskar dove si può anche fare rafting. L’acqua dell’Indo è color terra, quello dello Zankar più ghiaccio e quando si incontrano i due si guardano con diffidenza e scorrono ognuno con la sua acqua nello stesso letto.

Alchi è meraviglioso perché Zangpo chiamò i migliori pittori e scultori del tempo a illustrare la vita del Buddha, molti dal Kashmir. Non si possono fare foto e l’atmosfera è magica: statue giganti, tangka, tessuti appesi, decorazioni su legno colorato di rossi e blu indimenticabili. Maitreya, Avolokiteswara, Manjusri ci guardano. Ci sono anche molti reliquiari. Il rapporto con la morte nel buddhismo tibetano è molto stretto e tutta la vita è l’arte di imparare a morire. In questi giorni sono morti la mamma di una cara amica e il papà di un’altra e sento tutto vicinissimo anche se lontano.

Lamayuru, la magia abita qui

Dopo aver mangiato in un localino invitante il nostro lunck box preparato dall’hotel (qui non è mai un problema, basta prendere un tè) con verdure bollite, banana, pane e succo di frutta, arriviamo a Lamayuru, posto fantastico. Ci fermiamo ad ammirare la Moonland, un paesaggio lunare fatto di rocce chiare, calanchi mangiati dal tempo sotto un sole brillante che rende il cielo blu e le nuvole bianche contrastatissimi. Il monastero e il villaggio sono fuori da spazio e tempo. Costruito sempre da Zangpo, il monastero è bellissimo, digradante sulla collina, con sotto il paese. Arriviamo a piedi dall’hotel, siamo a 3.150 metri, più facile muoversi. C’è un monaco che danza da solo muovendo le ampie maniche e ascoltando il vento, pochi turisti, la grotta di Naropa. I monaci stanno facendo un mandala, il rumore dell’attrezzino che distribuisce la sabbia colorata è piacevolissimo, sembra una cicala metallica. Anche questo è magico.

Al momento è il posto che mi risuona di più. Sarà il caldo, sarà la luce, sarà l’insieme. Vorrei stare qui un mese. C’è la luna piena, spostiamo il divanetto per vedere rocce e luna e stelle.

Domattina alle 7 verremo a una pooja.