Caro Papa ti scrivo. Abbiamo bisogno di bellezza

Caro Papa Francesco,

ti scrivo perché sei una persona speciale e sono certa che tu possa capirmi.

Ieri sono andata a un rosario. Non metto piede in chiesa molto spesso, devo ammetterlo, ma tutte le volte che lo faccio mi chiedo “che ci faccio qui?”. Eppure sono stata educata in una famiglia cattolica, ho frequentato gruppi, sono stata animatrice, ho persino un dottorato in una Università Pontificia.

Però, caro Papa, tornando a ieri, la chiesa era fredda. E va bene, fa freddo, risparmiamo sul riscaldamento, ci sta. Salviamo il pianeta. Ma, caro Papa, la chiesa era brutta. Di quelle altissime, piene di cemento armato, spoglie, fredde anche di temperatura emotiva. Non accogliente.

Intorno c’erano dei quadri, pochi, ma soprattutto brutti. Molto brutti.

La signora che sussurrava il rosario ha detto mille volte che siamo peccatori.

Io adoro i rosari, i mantra, tutte le formule ripetitive. Mi fanno stare bene. Ci sono tanti studi di neuroscienze che dimostrano i loro benefici. Ma il problema è perché la Chiesa non fa la prima cosa che le persone desiderano? Ovvero accogliere?

Perché mi fai venire in un posto brutto, freddo, con cose brutte alle pareti, a sentire che sono sbagliata?

Caro Papa, ormai queste chiese moderne, che sembrano capannoni industriali o pezzi di macchine abbandonate esistono ma perché non affidiamo almeno la parte pittorica a delle classi di liceo artistico? Perché non facciamo delle gare di arte nelle Accademie? Perché non proviamo a metterci del colore e del calore?

Sono certa che se le persone si sentissero accolte, da un sorriso, dalla bellezza, dal tepore, verrebbero in chiesa ogni tanto, anche solo a respirare silenzio e pace. Tutti desideriamo ispirazione, nutrimento, spiritualità. Ma soprattutto essere accolte e accolti. Sentire che andiamo bene così come siamo. Percepire attraverso il bello uno spiraglio verso l’Oltre.

Ci puoi aiutare in questo?

Grazie

foto di chiesa in Islanda