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Sostare: voce del verbo “so stare” ferma e respirare

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Sostare: voce del verbo “so stare” ferma e respirare

Sostare è una parola bellissima. Viene dal latino sub-stare: “stare sotto, fermo, saldo”. L’ho immaginata separata: So-stare. Nelle nostre vite affannose e insoddisfatte non c’è spazio per sostare. E quindi non impariamo a “so-stare”.

Però possiamo allenarci. E cambiare prospettiva. Fin da subito. Possiamo portare l’attenzione a quel che accade adesso e non accadrà mai più né è mai accaduto. Possiamo respirare, fare un passo, aprire una finestra, sbucciare una banana, bere un tè portando qui tutta la consapevolezza possibile. Anche in questa parola c’è il “sapere”, anzi il “con-sapere”. E allora se porto consapevolezza a quello che sto facendo, imparo a “so-stare”. Con questa acqua calda che piano piano si colora di inchiostro disegnando meduse che danzano; con le dita che avvolgono la tazza e si scaldano, tutte tranne i mignoli; con il profumo affumicato che arriva alle narici, forse più a destra; con il vapore che accarezza il viso e appanna gli occhiali. So stare con questo momento unico, con l’emozione di adesso, con tutta la mente-cuore; so assaporare questo sorso, anche bruciarmi le labbra; so ringraziare per l’opportunità di gustare questo tè, caldo; e per il lusso del tempo che non mi sfila via dalle mani mentre guardo uno schermo; so stare con la pausa senza bisogno di fare nulla, senza cercare nulla. Senza scappare. Senza riempire. So semplicemente stare. So stare.

 

 

 

 

 

Photo by Na visky on Unsplash