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Neve, insegnami la leggerezza, la delicatezza, la sospensione

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Neve, insegnami la leggerezza, la delicatezza, la sospensione

Oggi è caduta la prima neve.

 

Ogni fiocco è unico, segue la sua danza, la sua direzione, il suo disegno. O forse, soltanto, improvvisa.

 

Mi piace, della neve, come si poggia sulle cose.

 

Mi piace la delicatezza nell’atterraggio. Sembra che prima di posarsi chieda scusa. Sembra esitare un po’ prima di sistemarsi proprio lì, al suo posto.

 

Mi piace quando le persone entrano nella vita, nelle stanze e sulla pelle con grazia e leggerezza. Mi piace quando, come la neve, chiediamo permesso, senza parole. Quel respiro prima di un bacio, all’inizio di una telefonata, mescolando una zuppa.

 

Mi piace quando non cerchiamo appigli e abitiamo la sospensione come un dono: la sospensione del giudizio, dell’attività, dell’incredulità. Come i tre puntini che aspettano pazienti. La pausa che va oltre il tempo, lo allarga, lo abita.

 

Mi piace la lezione della neve, oggi, senza urla e senza bufere. Mi piace il con-tatto. Perché ha una sapienza antica e un tocco bambino, perché è stupore, cristallo di acqua sublimato, elogio del non durare, magia dell’essere. Adesso.