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Distanze sociali e intimità vicinali: la rivincita delle mutande

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Distanze sociali e intimità vicinali: la rivincita delle mutande

Abbiamo cominciato a uscire per ritrovarci: mascherine, incontri nei cortili, nei parchi e lungo il Po, niente baci e abbracci, caffè ai tavoli ma lontani, ristoranti guardinghi, venite da me ma lasciate le scarpe fuori e vi innaffio di alcool. Stiamo lontani, la distanza di sicurezza, poi ce la scordiamo e ci spaventiamo. Ricominciamo. Diffidiamo, facciamo prove di una nuova prossemica; danze di cui nessuno conosce i passi nei supermercati, passi lei, no meglio di qui; minuetti silenziosi sui marciapiedi per evitare le persone ferme in coda fuori da un negozio; coreografie impacciate in spazi comuni.

 

Tutta la vicinanza che abbiamo eliminato nella vita vera, però, è esplosa in nuove intimità con i vicini di casa e con le riunioni su zoom, la nostra vera stanza. Sono cadute tende e filtri. Alzi la mano chi non ha visto i dirimpettai prendere il sole sui balconi tirando su la maglietta e scoprendo la pancia, giù le spalline, pezzi di pelle bianchiccia mai esposti prima, mezze tute, costumi da bagno sbiaditi, boxer lisi, magliette slabbrate. Chi non è uscito con lo stendino sul balcone indossando un mini asciugamano o un accappatoio mezzo aperto perché in fondo, che sarà mai? Chi non ha visto passare sullo sfondo di zoom un marito in mutande o una compagna in reggiseno, oltre a bambini, gatti, cani, attraversamenti della vita in generale. Oppure chi non ha notato che la persona in primo piano indossava una camicia e sotto pantalone corto o niente.

 

Perché la vita è lasciare che l’imprevisto arrivi e ci trasformi trovandoci come siamo, in mutande, le difese abbassate, i capelli senza forma, senza cercare di essere preparati, pronte, belli, perfette, presentabili. Le nonne dicevano di avere sempre le mutande a posto perché non si sa mai. A me le cose più belle sono capitate indossando mutande con gli elastici mollicci, struccata, senza quell’orecchino senza buco che amo tanto e vestita a caso. Non casual, proprio a caso. La vita è scorrere, flusso, movimento, onde e danza. Quando ci abbandoniamo a questo fiume siamo fluidi anche noi, atomi dell’incessante mutamento, opportunità, incontro, pura presenza e tutto diventa più semplice. In fondo “mutande” è il gerundivo plurale femminile di mutare, cambiare.