Dalla Gallia alla Galizia. Giorno 4: cantine della Rioja fra archistar e vini.
Rieccoci con una nuova puntata del nostro viaggio in Cinquecento gialla decapottabile.
Dopo una rapida visita al monastero di Leyre, oggi si celebra una delle nostre grandi passioni: l’enogastronomia. Scopriremo la Rioja, la regione vinicola particolarmente soleggiata, bagnata dall’Ebro, ricca di venti atlantici e mediterranei. Tempranillo e garnacha crescono qui dal medioevo.
Una zona bellissima, con forti escursioni termiche come piace al vino, che sceglie sempre luoghi particolari per dare il meglio: Ma non solo. Qui le aziende vinicole hanno affidato a grandi archistar, architetti famosi per le loro opere e veri divi, consapevoli della loro creatività e del fatto che i loro lavori facciano sempre sorprendere o discutere, le loro cantine. Io di architettura non capisco nulla, ma trovo tutti questi progetti meravigliosamente affascinanti: sia quando si integrano nel paesaggio quasi mimetizzandosi, sia quando lasciano un’impronta “osè”, che vuole proprio farsi notare.
Cominciamo da Haro, dove visitiamo Viña Tondonia. L’effetto è un po’ kitsch, sembra lo scenario di un western con al centro la sala delle vendite creata da Zaha Adid: un grande padiglione a forma di caraffa, a me sembra più un decanter o un alambicco.
Ci spostiamo poi a Laguardia, che è un paesino bellissimo arroccato in alto fra viuzze, panni stesi e piccoli negozi. Qui Ysios ha affidato a Santiago Calatrava il disegno della sua cantina: linee morbide e sinuose, una sorta di serpentone addormentato sulla collina, che man mano che ti avvicini svela le curve dei tetti fatte di quadrati messi uno accanto all’altro come grandi pixel.
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Infine Elciego, dove ci sono le cantine Marques de Riscal con ristorante stellato e meraviglioso hotel. Qui l’archistar è Frank O. Gehry: sembra di essere in un piccolo Guggehheim di Bilbao un po’ più accartocciato e concentrato. Come se prendendo i lati del museo e avvicinandoli, si assistesse alla creazione di una forma più articolata e floreale. Se appena arrivati, sembra poco in sintonia con l’ambiente, basta passare un po’ di tempo per accorgersi che i colori delle squame che ricoprono le sue onde irregolari sono quelli dell’uva: dorato e vinaccia, con l’argento delle capsule delle bottiglie. Man mano che il sole cambia intensità e inclinazione cambia pelle anche la costruzione che unisce un passato che sembra venire dal medioevo a un futuro che sembra scendere da un’astronave. Guardandolo da fuori, anche la forma si intona a quella della chiesa antica di Elciego.
Camere meravigliose, tutte diverse, irregolari, giocose, spa, ristorante di altissimo livello ma la cosa più incredibile è la cantina: immensa, tecnologicamente avanzatissima, con il controllo elettronico delle fermentazioni, unisce il fascino del laboratorio al caveau antico che protegge con la sua umidità, il buio e il silenzio vini antichissimi e di grande pregio. Pare che sia stata proprio una delle bottiglie qui custodite a convincere Gehry, poco propenso a lavorare con privati, a cedere e a creare un luogo da vedere assolutamente. Vini sorprendenti per morbidezza, freschezza ma anche per i prezzi. Un bianco è sui 6 euro e anche un crianza costa poco di più. Preferito: Finca Torrea.















