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Vento, onde, ortensie e colori fluo: 10 motivi per visitare le Azzorre

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Vento, onde, ortensie e colori fluo: 10 motivi per visitare le Azzorre

In mezzo all’Oceano Atlantico, a due ore e mezza di volo da Lisbona ma non lontano dal Canada ci sono le Azzorre, 9 isole vulcaniche dal clima subtropicale bellissime, sferzate dal vento e dalle onde. Il cielo cambia in continuazione regalando scorci di Irlanda fra falesie e erica e poi foreste umide che sembra di essere in Brasile e  poi rocce nere e onde bianche e blu e poi caldeiras, vulcani, sole, fiori meravigliosi dai colori psichedelici e ortensie dappertutto. Pare che siano state piantate per delimitare le aree di pascolo delle mucche frisone che non amano la sostanza allucinogena rilasciata dai fiori. Sono stata a Terceira, Sao Jorge, Pico, Faial e Sao Miguel.

Ecco i 10 motivi che le rendono uniche e fanno venire voglia di tornare al più presto:

  1. i trekking e le gite in land rover nella foresta: soprattutto a Terceira immaginate di essere immersi in una foresta con le felci giganti che accarezzano e bagnano le gambe e sopra di voi una cattedrale di rami e foglie con un verde così intenso che sembra blu. Immaginate profumi di bosco e di fiori vanigliati che si possono anche assaggiare come il kahili ginger, le fragoline di bosco piccole e rossissime;
  2. il clima che cambia in continuazione. I primi giorni è tutto un togli la felpa, metti la giacca da pioggia, togli il cappello, metti il foulard, rimetti la giacca, stai in canotta, poi cedi all’anticiclone e sperimenti sulla pelle le secchiate d’acqua, il sole che brucia, il vento che asciuga, le nuvole che tolgono visibilità e bagnano i capelli e poi tutto ricomincia e ti godi tutto;
  3. la potenza dell’Oceano, la bellezza delle onde, la schiuma bianca, le pieghe blu dell’acqua che si arrabbiano e si rilassano e tutto riparte; così arrivano onde di gioia inspiegabile perché la mia parte irrequieta risuona con la potenza dell’Oceano e si placa, onde di malinconia estrema guardando l’infinito incerto, lacrime di felicità e nostalgia miste a sale e vento;
  4. l’essere su isole selvagge e piccole isola dal mondo. A parte Sao Miguel che è molto antropizzata, ci sono poche case di pescatori e villaggi poetici come Porto Pim (leggere “Donna di Porto Pim” di Tabucchi assolutamente) ci si sente spesso isolati, come su una nave. Le isole sanano, isolano appunto, da tutto e tutti, curano le ferite d’amore, i lutti e le mancanze, amplificano la solitudine ma fanno sentire forte l’interconnessione col tutto;
  5. i colori. Potenti, sgargianti, estremi. Senza esitazioni. Senza se e senza ma. Senza forse. Il verde della vite coltivata a Pico che spunta dalla terra nera, bassa per proteggersi dal vento fra i muretti a secco, il giallo, il rosso, l’arancio dei fiori, il blu del cielo, il verde delle foglie, il nitore della luce;
  6. il cibo e il vino: tonni, polpi, bacalhau e poi il cozido, carne cotta nelle buche scavate nel terreno bollente a Furnas, insieme a cavolo, patate e patate dolci: un sapore affumicato unico. E la sapidità del vino vulcanico, così ricco di minerali. Le ananas di Sao Miguel e i frutti della passione. Ma la dolcezza di quei piccoli ananas succosi e zuccherini è indimenticabile; qui si coltiva anche il tè, unico luogo in Europa;
  7. le terme naturali, solforose e ferrose in cui tuffarsi per rilassarsi e avere una pelle liscia e splendida, ma anche le piscine nell’Oceano: qui sono state costruite passerelle dove c’erano anfiteatri di rocce, ben armonizzate, per permettere di bagnarsi senza essere portati via dalle correnti;
  8. le notti in cui si dorme a scatti, dopo poche ore ci si sveglia svegli, pronti per uscire, vulcanici;
  9. la malinconia musicale del portoghese, la lingua più struggente del mondo;
  10. tutte le cose che non sono riuscita a vedere: le balene perché non è stagione, le feste in onore dello Spirito Santo annullate per Covid, altre isole e altre onde.