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I libri sono ponti: ho scritto un romanzo 10: “Non più, non ancora”

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I libri sono ponti: ho scritto un romanzo 10: “Non più, non ancora”

Scrivere un libro è come creare un ponte. Anzi tanti ponti.

Come sempre, parto dal fondo.

Ora che è uscito e stiamo girando un po’ sui comodini, sui treni, nelle borse e nelle librerie ho capito che la cosa che mi piace di più è risuonare in chi legge e così ho realizzato che un libro è un ponte.  A tutti questi ponti sono grata, di quella gratitudine che nutre il cuore.

  • C’è il collegamento cuore a cuore con gli amici e le amiche e le sorelle elettive della vita che risuonano con me e tifano per Chiara venendo alle presentazioni, organizzando eventi e gite in libreria e parlando, postando e andando da amici e amiche che potrebbero aiutare a far conoscere “Non più, non ancora”.
  • C’è l’occasione di ricostruire ponti con persone che non si sentono o vedono da un po’: cugine lontane per geografia ma non per parentela, tolgo l'”ex” che non mi piace e restano: colleghi e capi, compagne di scuola, compagni di viaggio, amori piccoli e grandi, persone incontrate a corsi di danza o in treno o chissà dove.
  • C’è la scoperta di nuovi legami con persone mai viste ma che sembra di conoscere da sempre che mi regalano commenti e affetto.
  • C’è la magia dei librai e soprattutto delle libraie che si emozionano e ospitano e consigliano e tifano anche loro.
  • Ci sono i giornalisti e soprattutto le giornaliste che leggono, si appassionano e sempre con cura e passione scrivono recensioni con il rispetto e la delicatezza dedicati alle cose preziose. A discapito dei pochi soldi e del molto tempo che il lavoro richiede.
  • C’è un ponte nato prima di tutti: quando i personaggi e la storia sono arrivati e io non ho fatto altro che accoglierli lasciandoli scorrere dentro di me e prestando loro la mia voce. Non ho altri meriti. Quello è il ponte che mi ha messo in contatto con i miei sentimenti e le mie emozioni e risonanze e ha dato loro vita.
  • C’è il ponte della pace, quello che mi ha permesso di mettere nero su bianco varie parti di me per trovare un’armonia.
  • C’è il ponte dell’editore che mi ha aperto casa e accolta come in famiglia e di tutto lo staff che fa le cose al meglio possibile.
  • C’è il ponte del titolo: fra non più e non ancora c’è una virgola, è lei che allarga le maglie del tempo e ci insegna ad abitare ogni istante del tempo presente, aprirci al flusso della vita senza paura, mentre il passato è passato e il futuro un mistero.
  • C’è il ponte arcobaleno, dei colori della copertina, dei profumi e dei sapori che animano le pagine e la gratitudine per chi mi ha regalato la foto.
  • C’è il ponte che toglie energia a “io, mio” e “voi, vostro”. Non è il mio libro ma qualcosa che ci unisce e crea un “noi” e non c’è differenza fra chi scrive e chi legge. Siamo. Insieme.
  • C’è il ponte che lascia alle persone la libertà di camminarci sopra e andare dove desiderano. Quello è il ponte che non chiude i porti ma apre le porte.

Grazie, grazie, grazie!