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Prove per lo shooting di danza in un film di Bollywood con Saroj Khan

tazza Saroj Khan

Prove per lo shooting di danza in un film di Bollywood con Saroj Khan

http://live.lastampa.it/Event/Bollywood_Party/102108396
Su la stampa, bollywood party live blog, 16 gennaio 2014

La premessa
Fra le molte cose che l’India mi sta insegnando c’è “non affezionarti alle emozioni”. Questo, per me, significa accoglierle, viverle pienamente, ma non rimanere più di tanto attaccata a un momento di rabbia o di paura o di stupore. Perché la vita ti travolge e ti porta lontano e se tu rimani ancorata al tuo piccolo scoglio rischi di perdere quello che sta per arrivare.
Ieri è stata una giornata a tutta danza e piena di piacevoli imprevisti, come a compensare la giornata persa inseguendo Dance India dance.
Sono andata alla mia lezione di danza Bollywood, in particolare una vivacissima bhangra tutta salti (ottava lezione e seconda coreografia praticamente finita, mancano pochi secondi). Mi aspettavo di incontrare Saroj Khan con la quale ci eravamo messe d’accordo. Voglio chiederle un po’ di cose, fra cui anche se mi porta sul set di un film. Invece masterji, come la chiamano qui, non c’è. Chiedo a Mabel e lei mi propone: “Dopo la nostra lezione io vado a fare prove, perché non vieni con noi?”.
Ottima idea. Vado. Prendiamo il rikshaw fino ad Andheri, nella stessa via dove ci sono le prove di Remo e Ganesh Acharya e scuole di danza a recitazione o sale prove una dopo l’altra.

Le prove
Entriamo, vado a salutare Saroj, contenta di rivederla dopo il nostro incontro a fine anno. Anche lei pare contenta. Mi chiede come sto, mi prega di prendere una sedia. Nella sala c’è una ragazza che sta danzando, bravissima, e un signore che si occupa di mandare avanti e indietro la musica. Mabel si mette vicino alla ragazza e conosce perfettamente i passi.
Saroj è nella fase creativa: sta componendo una coreografia per un film. Domani verrà il produttore a vedere e, se funziona, verrà insegnata a 30 ballerine e girata fra 2 settimane.
La canzone è molto bella e molto accattivante, soprattutto molto Bollywood: un pezzo classico con aggiunta di percussioni potenti e una dinamica travolgente.
Una camminata sinuosa in cui il movimento delle mani va a toccare quasi i piedi che si muovono ad altezza ginocchia come in un fluido e poi 4 passi in avanti muovendo la parte alta del corpo un po’ come certi uccelli quando camminano con i gomiti piegati all’altezza delle spalle e le mani nella mudra tripataka (palmo steso e anulare piegato).
Pausa. Saroj ha gli occhi chiusi e muove la testa inseguendo un passo, come in trance: si alza e con una leggerezza mai vista accenna due movimenti, uno con la mano destra che passa sulla testa mentre il fianco oscilla e un secondo più ampio, come un’onda del bacino che scende verso le ginocchia e risale mentre le mani continuano l’onda.
Si risiede. Prova: fino al pezzettino prima più il primo movimento. Stop. Fino al pezzettino prima più il secondo movimento. Mi guarda: “Quale preferisci?” Non ho dubbi: “Il secondo”. Forse sono stata fin troppo impulsiva. Penso. Avrei dovuto essere più morbida?
Lo riprovano. Ok vince il secondo. Wow, sono entrata nella creazione. Ci prendo gusto. Mi coinvolge in altre occasioni e, vedendo che scalpito un po’ sulla sedia, mi chiede: “vuoi provare?” il mio istinto mi fa togliere la dupatta anti aria condizionata, poi un lume di saggezza mi ferma “no no vi lascio lavorare” anche perché le due sono due mostri sacri…
Sui libri Bollywood pare un’industria capace di capitalizzare e divorare tutto quello che trova ripetendo sempre le stesse musiche e le stesse danze. Non è vero, almeno per quanto riguarda la danza. Lo sforzo creativo è notevole e anche se c’è mestiere, c’è un’estrema originalità e personalità di ogni singolo movimento. La danza è unica e diversa ogni volta.

La pausa di gusto
Due ore di prove senza sosta poi una pausa. “Vuoi pani puri?” (un cibo di strada con frittella di ceci, lenticchie e patate, di cui parlerò in un prossimo post), “no grazie, non ho fame” mento, ho famissima anche perché la mia lezione è alle 14.30 e devo partire di casa alle 13 quindi mangio un piatto di pasta alle 12 e ormai è completamente smaltito. Insistono Mabel e Saroj: “mangia”, io: “no no, sono allergica al latte”. Mabel: “Ma non c’è nessun latte, vieni. Solo ceci, patate, lenticchie, cipolla, coriandolo”. Intanto il segretario porta 6 palline di pani puri a Saroj che mangia dentro la sala. Mabel, l’altra ragazza che danza ed io andiamo fuori. Mi danno una vaschetta di alluminio. Mi chiedono “Hot or medium?”. Medium per carità, sarà già speziatissimo. L’omino del pani puri spezza una crocchetta di ceci e versa dentro patate, lenticchie e una salsina fredda verde. Io mordo la crosta, il liquido mi cade sul mento e Mabel e la ragazza mi prendono in giro: “Ma no, devi mettere tutto in bocca e sentire l’esplosione di sapori”, arriva un’altra pallina. Io faccio no con la mano. Penso: oddio cosa ci sarà qua dentro, ricordati che non hai fatto vaccinazioni.
Arriva la seconda pallina. la metto in bocca come insegnato. Che meraviglia. Il croccante della crosta nasconde un cuore caldo di patate e lenticchie e spezie che al contatto con il freddo soddisfa tutte le papille in un’armonia di dolce, salato, speziato, amaro, caldo e freddo. Arriva una terza pallina. Faccio di nuovo no con la mano. “Bisogna mangiarne 6 – dice Mabel -. E bisogna mangiarle velocemente, via una l’altra”. E io che mi stavo centellinando la scoperta di questo piacere… E via con l’ingozzamento. Mi guardano e ridono: “Adesso sì che sei un’indiana!”. Per finire arriva una settima pallina aperta con patata e cipolla e una specie di spaghetto fritto sopra. la guardo con diffidenza, in cerca di tracce di latte. “Devi prenderla è l’ultima”. Ormai non oppongo più resistenza. Sono nelle mani delle indiane. Al chioschetto nel frattempo si è unita una signora in burqa che è molto incuriosita dalla mia presenza e mi chiede dell’Italia e della danza. Mi presentano come la giornalista italiana che studia odissi e kuchipudi.

La tazza
Torniamo dentro. Saroj mi chiede come è andata. Prima di ripartire con le prove masterji regala alle due ragazze una tazza nera con scritto dance gurukool (scuola) e su bianco with love con l’autografo di Saroj Khan in oro. Guardo l’oggetto con una tale meraviglia che Saroj mi dice “tieni” e me ne dà una. Poi mi spiega: “le ho fatte per i miei assistenti che sono 4, 2 uomini e 2 donne, prendila”, “ma no – insisto – è per loro”. “It’s yours, don’t worry. I have others”. Eccomi qui con la mia tazza. Mi spiega che ieri era festa per molte religioni, una festa islamica, una hindu, makar sanktranti, legata alle fasi lunari, una punjabi e ne ho persa una, in cui si usa farsi regali fra allievi e maestri).
Arrivano i due assistenti uomini e le prove continuano a 4 fino alle 20. Poi registrano tutta la danza su telefonino (e finalmente posso prestarmi a fare qualcosa di utile). Poi c’è il momento della tazza che temevo. Uno dei ragazzi rimane senza. io apro la borsa per dargli la mia ma “No, don’t worry”. Mi assicurano che gliela daranno domani. Mi sento un po’ in colpa. Ma solo pochi secondi, visto che non devo affezionarmi alle emozioni.
La lezione finisce. I quattro abbracciano masterji e le toccano i piedi, mentre lei li benedice. Questo si fa con ogni maestro. Io ormai lo faccio con Mabel.
Usciamo tutti: il segretario chiama un rikshaw per Saroj. i ragazzi vanno in moto e noi ragazze saliamo sullo stesso rik che ci porterà a casa. Con una tazza nera con autografo dorato piena di emozioni.